Come imparare L’ESPERANTO, la lingua franca dei viaggiatori

Esperanto significa letteralmente “colui che spera”, sperante di qualcosa, in questo caso specifico di mettere a disposizione del mondo una lingua apolitica, senza preconcetti e che si rifaccia ai valori dell’universalismo e del multilinguismo. Ed è proprio con queste premesse che il medico polacco Ludwik Lejzer Zamenhof presentò al mondo l’Esperanto, una lingua pianificata totalmente artificiale, ma con obbiettivi molto concreti. Era il 1887, e nello statuto di presentazione emergevano tali concetti:

Ludwik Lejzer Zamenhof

“L’esperanto si prefigge lo scopo di fornire uno strumento accessibile e semplice ma espressivo per il dialogo internazionale, che possa garantire comprensione e pace tramite una seconda lingua appartenente all’umanità e non ad una particolare Nazione.”

Da questi propositi nacque un progetto veramente bello e virtuoso, ma come si evolse in seguito? Fu in grado di rispettare le premesse, oppure si perse in uno dei tanti progetti utopici riguardanti la creazione di una lingua artificiale. A questa domanda siamo in grado di rispondere oggi in maniera perentoria: dopo oltre 100 anni l’Esperanto è vivo e vegeto e continua ad accogliere proseliti; la grande famiglia mondiale di esperantisti continua a crescere, ed oggi è giunta a 6 milioni di parlanti in tutto il mondo.

La crescita dell’Esperanto, tuttavia, non ha avuto uno sviluppo semplice, perché ha dovuto fare i conti con l’ostruzione delle grandi lingue egemoniche, quali per esempio l’inglese e il francese, ma anche l’arabo e il cinese, e per continuare ad insinuarsi nella mente collettiva ha dovuto trovare vie alternative. Con questo articolo vogliamo raccontarvi le linee di sviluppo dell’Esperanto, oltre che le sue potenzialità, ma soprattutto vogliamo parlarvi dell’utilità di questa lingua da cui siamo rimasti affascinati sin dal primo momento in cui Ursula Grattapaglia ce ne parlò in una remota fazenda situata nel cuore di Alto Paraiso, nello stato brasiliano del Goiàs, dal nove evocativo: Fazenda Bona Espera. Per noi è lì che tutto cominciò.

Ingresso della Fazenda-Scuola BONA ESPERO, Alto Paraiso, Stato di Goias, Brasile

“La semplicità della struttura grammaticale e fonetica, la facilità del suo apprendimento e il fatto che quest’ultimo sia accessibile a chiunque (la maggior parte dei corsi sono completamente gratuiti), fanno si che l’Esperanto possa essere considerata a buon diritto la lingua universale dei Viaggiatori”

IL NOSTRO PRIMO APPROCCIO CON L’ESPERANTO

Era l’estate del 2024 e stavamo viaggiando in Brasile alla scoperta delle regioni interne, tra l’Amazzonia, il Mato Grosso e il Goiàs, ebbene una di queste ci parve particolarmente interessante dal punto di vista storico e naturalistico, così decidemmo di fermarci qualche giorno, spinti anche dal fascino che quel luogo si portava dietro: il suo nome è Alto Paraiso capoluogo di uno dei posti più affascinanti incontrati nel corso del nostro viaggio, la Chapada dos Veadeiros. Qui conosciamo Elaene, una amabile signora originaria di Campo Grande, la quale appassionatasi al nostro progetto decide di aiutarci, portandoci a conoscere personalmente storie e luoghi che secondo lei avrebbero potuto incuriosirci, ed in effetti rimanemmo affascinati dalla storia della novantenne Ursula e della Fazenda-Scuola Bona Espero. Fu proprio Ursula a parlarci della sua missione di vita di creare un’isola che desse istruzione e appoggio ai bambini meno abbienti della zona, e di utilizzare l’esperanto come strumento di comunicazione della comunità. Da quel momento, qualcosa fece clack nella nostra mente, così cercammo prima di acquisire un minimo di familiarità con l’esperanto e poi di passare alla fase divulgativa di questa lingua dalle mille utilità, ma per far questo abbiamo bisogno di chiarire alcuni quesiti che certamente ci porrete.

PERCHE’ L’ESPERANTO?

Ogni lingua riflette la tradizione, la cultura di un popolo, sia numeroso o esiguo il numero dei parlanti. Per questo le lingue ancora viventi rappresentano un ricco patrimonio dell’umanità, che bisognerebbe preservare. Tuttavia, da sempre, per il commercio, per la diffusione della scienza, per le esigenze diplomatiche, politiche e militari, i popoli della Terra hanno sentito il bisogno di comunicare tra loro, e lingua franca è diventata ogni volta la lingua del popolo dominante. Tralasciando i tanti esempi di lingue “inventate” nei secoli precedenti, troviamo la prima proposta di lingua internazionale nel XVII secolo ad opera di Descartes. Seguirono innumerevoli tentativi, alcuni particolarmente curiosi, come il solresol (XIX sec.), lingua che poteva anche essere suonata, giacché le sue parole erano formate dalle infinite combinazioni delle note musicali, ma di tutti i progetti di lingua ausiliaria per i rapporti internazionali proposti nei secoli, l’unico divenuto lingua viva è l’Esperanto.

Oggigiorno esiste una comunità di 6 milioni di persone, sparsa in tutto il mondo, che fa uso attivo dell’Esperanto, tramite circoli esperantisti, comunità web, congressi nazionali e internazionali e una stampa/letteratura molto ampia. Ovviamente non dobbiamo immaginarci di poter parlare esperanto per strada, ma nel momento in cui andiamo in viaggio in un Paese di cui non conosciamo la lingua e dove non si parla né inglese, nè nessun’altra delle lingue egemoniche, allora sarà utile anticipare il nostro arrivo mettendoci in contatto con la rispettiva federazione nazionale, la quale sicuramente si preoccuperà di fare da ponte con circoli locali e regionali. In base a questa struttura organizzativa, che abbraccia tutto il mondo, l’Esperanto si pone come uno strumento efficace di comunicazione di fratellanza universale senza essere vincolato da alcun condizionamento né politico né culturale.

E’ Proprio necessaria una lingua ausiliaria internazionale?

In un mondo ormai globale è sicuramente necessario, e questo ruolo è attualmente svolto dall’inglese, ma l’inglese è una lingua nazionale e la sua predominanza è legata a dinamiche politiche ed economiche che l’hanno imposta come lingua di riferimento internazionale. L‘apprendimento di tale lingua richiede però un forte investimento di tempo e denaro, al contrario dell’esperanto, la cui grammatica regolare e razionale (si compone solo di 16 regole) e il lessico, formato da radici provenienti da altre lingue, lo rendono una lingua molto facile da imparare.

Ma l’esperanto è veramente usato?

Nel corso dei suoi 135 anni di vita, si è formata nel mondo una comunità che usa normalmente l’esperanto in tutti i campi di attività a livello internazionale: scambi turistici, stampa periodica, produzione letteraria, trasmissioni radio, concerti, convegni culturali, corsi universitari e una rete capillare dedicata all’insegnamento e alla sua diffusione. Inoltre nel 1925 l’esperanto fu dichiarato “lingua chiara” dalla Conferenza Telegrafica Internazionale, inoltre l’Associazione Mondiale di Esperanto è tra le istituzioni che mantengono relazioni consultive con l’ONU e l’UNESCO. Se è vero tutto ciò, allora perché l’esperanto non viene insegnato nelle scuole?

Semplice, la Storia ci insegna che, perché un’idea attecchisca, non basta che sia valida, ma deve essere vagliata e supportata da una potenza economica e da una supremazia politica, come nel caso delle lingue egemoniche (inglese, arabo, cinese), aspetti cruciali nell’ambito delle relazioni internazionali. L’esperanto, invece, è una lingua democratica e non appartiene a nessuna nazione, né fazione governatrice, così che nel corso degli anni ha incontrato l’ostruzione delle altre lingue egemoniche, riuscendo però a sopravvivere e, addirittura, proliferare.

La bandiera dell’esperanto

“Credendo fermamente nei principi dell’Universalità e del Multilinguismo, e proponendosi come progetto di sviluppo dei principi della fratellanza universale, Vitamina Project contribuisce attivamente alla divulgazione e alla diffusione dell’esperanto quale lingua internazionale dei viaggiatori. ”

DOVE SI PUO’ IMPARARE L’ESPERANTO?

Il punto di riferimento nazionale è la FEI, Federazione Esperantista Italiana, che si occupa di diffondere in maniera capillare su tutto il territorio nazionale iniziative rivolte all’insegnamento dell’Esperanto attraverso corsi gratuiti (con cadenza settimanali); se interessati potete prendere direttamente contatto scrivendo a fei@esperanto.it o visitando il sito ufficiale. Io e Giulia, in rappresentanza del Team Vitamina, abbiamo deciso di non farci scappare l’occasione e ci siamo subito messi a studiare, impazienti di parlare esperanto nei nostri prossimi viaggi. A tal proposito ringraziamo il nostro Prof. Gianantonio Pfleger per la pazienza e la passione con che ci trasferisce a lezione e con l’occasione ringraziamo i nostri compagni di corso.

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