MYANMAR: IL CULTO DEI NAT E IL RIFLESSO DI UN MONDO (ANCORA) NATURALE

Il Myanmar è una terra antichissima, dalle tradizioni millenarie, nelle cui maglie sociali persistono ancora rituali di matrice animistica e sciamanica. Come il culto dei Nat, ovvero gli Spiriti che vivono negli alberi e che si manifestano nella natura selvaggia delle foreste.
La loro presenza è ancora molto viva nella spiritualità del popolo birmano, lasciando sottintendere quindi uno stretto rapporto tra Natura e divinità.
I miti e le leggende legati ai Nat parlano essenzialmente di morte, eppure essi sono tutt’altro che figure tristi, sono un inno alla vita, intesa come trasformazione e rinascita. Con la morte, infatti, i Nat si trasformano, si elevano e passano da piano terreno ad uno stato sovra-umano.

YANGON, MYANMAR – FEBRUARY 27, 2018: The ornate sculpture of Nat (spirit) and the replica of the image house in Ngar Htat Gyi Buddha (Nga Htat Kyee) Temple, on February 27 in Yangon.

L’ESSENZA DEI NAT, TRA NATURA E POESIA

In Myanmar i Nat sono gli Spiriti dei luoghi che vivono negli alberi, in un certo senso sono l’essenza più pura della Natura, una natura che si manifesta con vigore e teatralità. Tutti i Nat, infatti, hanno un punto in comune: una vita caratterizzata dalla sofferenza. Sono eroi e martiri che accompagnano la vita dei fedeli verso una morte e rinascita. La morte viene quindi concepita come un cambiamento di stato che svela i segreti più profondi dell’anima e sblocca energie a livelli più elevati.

I Nat sono “figli” di quella tradizione animistica che mette l’anima umana in contatto con le forze che muovono l’esistenza cosmica, e vede in ogni elemento naturale una forza divina, o spirito vitale. Colui che media queste forze è lo sciamano, ovvero un medium in grado di entrare in contatto con gli esseri invisibili, accedendo a dimensioni intangibili attraverso uno stato d’estasi. E’ lo sciamano che colloquia con i Nat, quindi, interpreta le loro intenzioni e le riferisce alla comunità.

Cerimonia di evocazione dei Nat (Credits Photos – Grey Holland)

“I Nat sono personaggi un tempo realmente esistiti in questo mondo, dotati di forze e abilità straordinarie; risultati inaccettabili al mondo in virtù dei loro poteri eccezionali, sono stati condannati a una morte ingiusta che li ha resi spiriti.”

Secondo la tradizione birmana, i Nat vivono sul monte Popa, una montagna di origine vulcanica, che sorge al centro di una vasta foresta, oggi area naturale protetta. Sulle pendici del monte si trovano numerosi templi, meta di pellegrinaggi da tutto il Myanmar.
Come specifica Selene Calloni Williams nel suo interessantissimo libro Le Carte dei Nat e le costellazioni familiari, la foresta è la dimora dei Nat perché la loro forza è selvaggia, la loro filosofia è naturale, e la loro storia poetica.

UNA PREMESSA STORICA

In quanto spiriti naturali, figli di una tradizione animistica, i Nat esistono in Myanmar sin dalla notte dei tempi, ma fu il re Anawrahta (1044-1077), fondatore del primo Impero Birmano, a ordinare il loro culto e dare loro una forma storica. Prima del suo intervento, i Nat esistevano in ogni stato d’animo, ogni emozione e in ogni cosa, erano quindi innumerevoli.
Quando il Re Anawrahta si convertì al Buddismo Theravada dichiarandolo religione di stato e sostituendolo all’induismo, tutte le state delle divinità indiane e quelle dei Nat birmani vennero chiuse in un tempio dedicato al dio indiano Visnu, chiamata “la prigione dei Nat”.
Il loro culto venne quindi proibito, tuttavia continuò a prosperare tra il popolo.

Rappresentazione grafica di Nat

UN INTERSSANTE SINCRETISMO RELIGIOSO

il Re Anawratha dovette, quindi, prendere atto dell’inefficacia di tali misure proibitive che, anzi, rischiavano di fomentare rimostranze contro la religione buddista. Così, annullò il divieto e riabilitò ufficialmente il culto dei Nat, limitandolo però a 37 unità. Mise a capo dei 37 Nat riconosciuti, Thagya, corrispondente all’antico dio indiano Indra, che secondo la tradizione rese omaggio a Buddha. Da questo momento in poi i Nat divennero seguaci del Buddismo.

I Nat nella rappresentazione grafica delle 37 Carte dei Nat

“Con il tempo i Nat, di origine animista, si conformarono alla tradizione buddista, generando un interessante sincretismo religioso, ad eccezione dei piccoli villaggi della foresta, dove l’animismo è presente ancor oggi nella forma più pura.”

I NAT E L’INTERCESSIONE DI MEDIUM E SCIAMANI

I Nat si manifestano al popolo grazie all’intermediazione degli sciamani, i quali evocano gli spiriti per mezzo di rituali spettacolari fatti di danze e canti, indossando costumi eccentrici e avvalendosi di sostanze come alcol e tabacco per entrare in trance. Lo sciamano è quindi fondamentale per comunicare con i Nat, e per dialogare con loro in caso di necessità.
Racconta sempre Selene Calloni Williams nel suo libro che, una volta, assistette personalmente ad una cerimonia di evocazione dei Nat.
Il rito era stato allestito su richiesta di una famiglia, la quale aveva acquistato un terreno per costruirvi una casa, ma che a causa di una serie di svariati impedimenti, era stata impossibilitata a portare a termine il progetto. Ebbene, durante la cerimonia, i medium avevano scoperto che gli spiriti che abitavano un grande albero situato al centro del terreno da edificare impedivano la costruzione dell’edificio. Perciò, per mezzo del rito, i medium avevano chiesto agli spiriti di spostarsi in un altro albero e di permettere quindi la realizzazione della casa.

Lo sciamano durante una cerimonia di evocazione dei Nat

LA NATURA DEI MEDIUM

I Medium e gli sciamani sono in genere personalità particolari, che hanno intrapreso il loro percorso magico-esoterico, in seguito a un profondo disagio sociale e personale, come potrebbe essere il rivelarsi di una natura omosessuale o di una grave malattia fisica. Vivono perciò ai margini della società e sono considerati degli outsider, che vengono interpellati dalla comunità solo in caso di necessità.
Gli Sciamani, dal canto loro, si definiscono sposi dei Nat, e si fregiano del privilegio di entrare in contatto spirituale e fisico con essi. Questo incontro avviene nella trance, ovvero quando il medium si trova in uno stato di coscienza alterato, durante il quale egli riesce a vedere indifferentemente passato, presente e futuro.

LE CARTE DEI NAT

Parlando di culto dei Nat, non possiamo non far riferimento alle Carte dei Nat, di cui si parla nel libro già menzionato sopra di Selene Calloni Williams.
Le carte dei Nat sono uno strumento “illuminante” e rivoluzionario che consente di evocare gli avi per comprendere, liberare e programmare aspetti legati alla propria esistenza e quotidianità; e pur essendo uno strumento (terapeutico) di mediazione, il loro utilizzo è alla portata di tutti. A noi personalmente è sembrato un viaggio al centro della nostra psiche e, allo stesso tempo, un’esplorazione digressiva nella straordinaria cultura millenaria birmana.

“Le carte dei 37 Nat mettono in scena dei disturbi e dei disagi. Confrontarsi con essi significa affrontare le proprie difficoltà e quindi superare il limite che si ad allora ci siamo auto-imposti.”

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