Ogni tanto ci piace ospitare nel nostro blog amici viaggiatori che, in qualche modo, realmente o virtualmente, hanno incrociato la nostra traiettoria, come Dario Nisivoccia, creatore di Smiling Traveller e grande viaggiatore. Tra i suoi viaggi più entusiasmanti c’è sicuramente l’esplorazione dell’America Latina zaino in spalla, ben 14 mesi di pura avventura che hanno ispirato Dario a scrivere un libro, “In Viaggio col Sorriso”, a sfondo benefico. Parte del ricavato, cioè, verrà destinato alla Comuna 13, uno dei quartieri più disagiati di Medellin, Colombia. Andiamo a conoscere la storia di Dario e del suo viaggio. Come sempre è partito tutto da un sogno. Ciao.

Mi chiamo Dario Nisivoccia, Smiling Traveller. Ho sempre amato viaggiare, fin da piccolo, ma ho scoperto il viaggio avventuroso solo pochi anni fa. Tutto è nato da una sensazione di insoddisfazione. Vivevo a Parigi da ormai 7 anni, inseguivo gli obiettivi di tutti: università, casa, lavoro, obiettivi comandati. Poi a un certo punto ho deciso di prendermi del tempo per me. Ho fatto un cammino di Santiago, il primo cammino zaino in spalla, che mi ha riportato all’essenziale. Dopo quel cammino un viaggio in Colombia e uno in Messico mi hanno fatto capire che c’era un mondo da scoprire, così ho deciso di lasciare il lavoro e partire zaino in spalla in giro per il mondo. Sono partito per il semplice gusto di partire, senza un piano preciso. Volevo conoscere un po’ di più il mondo e un po’ di più me stesso. Alla fine, ho viaggiato per 14 mesi tra centro e Sudamerica e il mio orizzonte è completamente cambiato.

Alla fine del mio viaggio ho conosciuto un’associazione della comuna 13 di Medellin, in Colombia, un paese che avevo esplorato in uno di quei viaggi che mi avevano fatto decidere di partire. L’associazione Sembradores de la 13 aiuta i bimbi ad educarsi attraverso calcio e studio, dove ho incontrato un altro viaggiatore, oggi amico, Simone Piccini, che come me sostiene l’associazione. Abbiamo tanti progetti in essere. Avevo promesso di tornare in quel posto e tornando a casa ho deciso di scrivere un libro sulla mia esperienza per sostenere quei bimbi, ne è nato da poco “In Viaggio Col Sorriso”. Sto raccogliendo fondi e tra qualche mese ritornerò finalmente nella Comuna 13 di Medellin per dare davvero una mano.

Condividiamo una passione, l’America Latina, una terra dai grandi contrasti che però si lascia scoprire con discrezione. Cosa ti ha portato a partire solo con il tuo zaino e ad andare alla scoperta di terre così remote?
Sentivo il bisogno di scoprire posti nuovi, nuove culture, nuovi modi di vivere. Avevo bisogno di scoprire di cosa fossi capace, di adattarmi ancora di più al mondo, di ricercare il senso alla mia vita. Quindi ho deciso di farlo viaggiando. Mi si sono aperte infinite opportunità. L’America latina è un posto magico, c’è più povertà che nei paesi occidentali ma c’è anche un’anima viva, diversa da tutti gli altri luoghi che avevo visitato fino a quel momento. Proprio di quella “alma latina” mi sono innamorato

Valore aggiunto del tuo viaggio è stato l’incontro con le comunità indigene? In particolare, con quella della Comuna 13 a Medellin. Come ci sei finito? E soprattutto come sei stato accolto?
Ho conosciuto molte comunità native durante il mio viaggio. La copertina del mio libro per esempio è con i Kogui della Sierra Nevada de Santa Marta. A Medellin invece mi sono fermato con gente locale e volevo conoscere quei bimbi amanti del calcio, in una terra che ha tanto sofferto durante gli ultimi decenni. Ho sempre cercato di conoscere gente locale, perché è solo così che puoi crescere e impregnarti della loro cultura e conoscere le loro tradizioni. Sono sempre stato accolto con fratellanza. Non ho mai avuto paura e mi sono sempre presentato con umiltà e col sorriso, e forse è proprio il sorriso il vero linguaggio universale, perché in fondo sorridiamo tutti allo stesso modo.

Da quell’incontro è nato un legame forte e, soprattutto, l’intenzione, lodevole, di contribuire allo sviluppo della comunità. Tra l’altro scrivere un libro non è proprio una passeggiata. Raccontaci cosa ti ha spinto ad agire in maniera così concreta?
Siamo noi gli attori in questo mondo, quindi siamo noi a dover fare qualcosa per migliorare il mondo in cui viviamo. Io ho deciso di farlo col libro, condividendo la mia esperienza. Magari tante persone si troveranno nel momento in cui mi ero trovato io e leggendomi capiranno che c’è il modo di cambiare, basta desiderarlo fortemente. Magari il mio libro sarà uno stimolo ad andare avanti con fiducia. Il libro è nato allo scopo di condividere e legarlo a un progetto umanitario mi ha dato ancora più forza nei momenti difficili. Scrivendo ho imparato tanto cose ed ho avuto l’opportunità di viaggiare col pensiero stando seduto a casa. Sono felice di poter aiutare il prossimo, e forse dovremmo tutti fare qualcosa per gli altri, senza aspettarci niente in cambio. Solo così facendo, dando qualcosa col cuore, possiamo creare un mondo migliore.

In Viaggio col sorriso è il tuo primo libro? O hai già portato a termine altri progetti editoriali? Di che parla il tuo libro e in che modo contribuisce a sostenere la Comuna 13?
E’ il mio primo libro, anche se spero che viaggiando, e grazie al supporto delle persone, riuscirò a continuare a scrivere e magari aiutare il prossimo. Il 60% del ricavato andrà all’associazione dei Sembradores de la 13, è sarò io, da maggio in poi per qualche mese a tornare li per fermarmi con quei bambini. Voglio impregnarmi ancora di più della loro energia e voglio contribuire, non solo dal punto di vista economico, ma anche con le mie conoscenze, ad assicurare un futuro migliore ai bimbi di quella comunità. Perché è solo attraverso l’educazione e la pace che potranno avere un futuro migliore.

Viaggiare zaino in spalla, in solitaria, è un atto di coraggio? Ma si è davvero così soli quando si sceglie di viaggiare così? Ti sei mai sentito davvero in pericolo durante questi 14 mesi di viaggio in America Latina?
Non so se definirlo coraggio o paura. Io ho deciso di partire prima di tutto per paura. Paura di non essere me stesso, di non fare la vita che desideravo. Da quella paura, ascoltandomi nel profondo, ne è nato un enorme coraggio che mi ha spinto a fare un salto nel vuoto. Non c’è stato un solo secondo in cui ho messo in dubbio la mia scelta e questa esperienza mi ha radicalmente cambiato. Forse tutti, ognuno a suo modo, dovrebbero fare un’esperienza simile.
Non mi sono mai sentito in pericolo. A viaggiare in questo modo apprendi tantissime cose. Usi tutti i tuoi sensi, che nella vita di tutti i giorni spesso teniamo assopiti. Non ho avuto situazioni di reale pericolo, penso che basti fare attenzione e sapersi adattare alla cultura locale e i pericoli scompaiono.

Quali sono, secondo te, le qualità principali del “buon viaggiatore”? Le prime tre che ti vengono in mente?
Prima di tutto andare incontro alle persone locali, alle culture che si incontrano, agli altri, con rispetto ed umiltà, senza timore. Perché sono convinto che se non incontri gli altri non stai viaggiando, ma ti stai solo muovendo. Il viaggio per me è fatto di persone.
La curiosità, perché se non sei curioso non conoscerai mai cose nuove. Nella storia dell’umanità si è sempre viaggiato, il concetto di turismo è moderno. Quando viaggi vuoi scoprire cose nuovi, sapori nuovi, nuovi modi di vivere, nuove realtà. Solo così puoi crescere ed apprezzare ancora di più ciò che hai a casa, quella che è la tua cultura.
Il sorriso. Quando sorridi, le persone ti sorridono, ti aprono le porte, anche se non parlano la tua lingua e non hanno la tua stessa cultura. È una questione di umanità, dobbiamo capire che siamo tutti essere umani, figli di questo stesso splendido mondo, ognuno speciale a suo modo.

“È proprio col sorriso che voglio lasciarvi e quindi vi auguro un Buon Viaggio Col Sorriso.
Issate le vele e inseguite i vostri sogni.Be Happy, Be Smiling Traveller”
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