Una delle immagini più immediate che di solito prende forma nella nostra mente quando si parla di Giappone, è quella della Geisha, il cui fascino non smette di sedurre la curiosità di noi viaggiatori occidentali, immagine spesso fuorviata da dicerie e luoghi comuni. In questo articolo, perciò, ci occuperemo di svelare il mondo occulto delle geisha, discorrendo del suo articolato iter di artista, e cercando di capire il ruolo che essa occupa nella società giapponese odierna.
IL LUNGO PERIODO DI APPRENDISTATO
Geisha, letteralmente significa “persona che fa arte”, e per metonimia, quindi, “artista”. Per arrivare ad essere considerata tale, la Geisha (chiamata anche Geiko), compie un lungo periodo di apprendistato, che inizia in giovanissima età e che dura almeno 5 anni. L’apprendista geisha, che si chiama Mayko, dovrà in prima istanza fare pratica nelle faccende riguardanti l’ambiente domestico, e solo dopo aver dimostrato di esserne all’altezza, comincerà ad esercitarsi nella danza e nell’arte del kimono.
Il terzo e ultimo periodo riguarderà, infine, la pratica vera e propria di diventare geisha. In questa fase, la mayko parteciperà, in qualità di ospite, agli spettacoli delle sue sorelle maggiori, già geiko, con l’intento di carpirne segreti e peculiarità. A decretare il passaggio da uno stadio di apprendistato all’altro, è esclusivamente la Grande Madre, chiamata Okasan, che di solito è una geisha sposata o che ha lasciato la professione, per dedicarsi esclusivamente alla formazione delle mayko.
“In passato, le geisha entravano nella scuola d’arte anche all’età di 4 anni e per anni si esercitavano, fino a quando, secondo la loro Okasan, non erano pronte per diventare le protagoniste del sogno maschile, dedicando così la loro vita alla pratica artistica.”
QUALI SONO LE ARTI DELLA GEISHA
Già, ma quali sono le arti in cui sono specializzate le geishe? Perchè, è proprio questo passaggio a generare equivoci e far scaturire pregiudizi, collegati a luoghi comuni non del tutto ingiustificati.
Dunque, le arti consistono nella danza, nel canto, nell’utilizzo del flauto e dello shamisen, uno strumento musicale a tre corde.
Oltre alle sue qualità artistiche, la geiko, deve essere educata, divertente, informata sulle cose del mondo. Insomma deve sapere intrattenere il cliente a livello verbale e deve saperlo ascoltare. Non offre, però, ne è tenuta a farlo, alcuna prestazione sessuale. Tra le arti della Geiko non esiste quindi l’intrattenimento amoro.
Dunque da dove nasce l’equivoco/equazione geisha-prostituta di lusso?
GLI EQUIVOCI DELLA STORIA
In effetti le prime figure presenti nella Storia del Giappone paragonabili alle Geishe, sono le Sabukuro, cortigiane specializzate nell’intrattenimento delle classi nobili, poi soppiantate dalle Juuyo, ossia prostitute di alto borgo. Per cominciare a parlare di geisha così come al conosciamo noi, ossia di artista femminile dedita all’arte, bisogna aspettare il 1600.
IL PERIODO EDO
Durante questo periodo, conosciuto come Periodo Edo, il secondo Shogun Tokugawa legalizzò la prostituzione e la figura della geisha cominciò a confondersi con quella di prostituta, facendo nascere i primi equivoci in noi occidentali.
C’è da dire anche che, in un periodo iniziale in cui il ruolo di geisha era in assestamento, molte di queste assunsero anche la licenza di juuyo e di fatto, oltre ad intrattenere i clienti con danza e teatro, svolgevano anche la mansione di prostituta.
LE NOVITA’ DEL XX SECOLO
Solo nel XX secolo furono definiti bene i ruoli di juuyo e geisha, e furono isituiti dei veri quartieri, detti hanamachi, dove si trovavano le case delle geisha (gli Okiya), e dove le geisha stesse potevano esibirsi esclusivamente come artiste. Questi luoghi vennero finalmente ben distinti dai bordelli e il ruolo della geiko venne definitivamente istituzionalizzato con un protocollo ben preciso.
LE GEISHA-GIRLS
Il ruolo della geisha, però, in generale, fu travisato in Occidente e frainteso, finendo per divenire nell’immaginario collettivo un sinonimo di prostituta di alto borgo, o artista del sesso principalmente nella II Guerra Mondiale.
Lo sbarco dei soldati statunitensi in Giappone, infatti, contribuì ad alimentare questo malinteso: trovandosi a richiedere delle concubine per i loro svaghi, e vedendosi rifiutare la disponibilità delle geisha, i soldati americani fecero vestire le prostitute con il kimono e le chiamarono geisha-girls.
DOVE VIVE LA GEISHA
Chiarito questo annoso equivoco, ritorniamo nell’Okiya, la residenza nella quale vengono ospitate e addestrate le mayko. La proprietaria e direttrice di una Okiya è l’Okasan, la Grande Madre, che seleziona personalmente le mayko e le segue per tutto il periodo di apprendistato.
Entrare in una Okiya non è semplice, perchè bisogna innazitutto essere presentati da un contatto diretto, inoltre la direttrice stessa si reca personalmente a casa dell’apprendista mayko per avere un colloquio diretto con la ragazza e con la sua famiglia. Solo se il colloquio risulta idoneo, la ragazza può finalmente iniziare il suo apprendistato, e sarà la Okasan ad occuparsi degli oneri del mantenimento (vitto, alloggio e formazione).
“Quando una geiko raggiunge l’indipendenza economica, saldando con la sua Okasan tutti i debiti accumulati durante il periodo di formazione, grazie al riconoscimento artistico e alla benevolenza di un Danna (patrono), solo allora può lasciare la casa comune e andare a vivere per conto proprio.
Formalmente, però, resteròà sempre legata alla sua Okiya di provenienza per tutta la durata della carriera artistica.”
IL VOLTO BIANCO E IL KIMONO
Il volto della geisha deve essere tutto bianco. E’ questa una tradizione che deriva dai tempi antichi, quando non c’era elettricità ed il volto doveva essere guardato alla luce delle candele. Mentre, il kimono ha un ruolo fondamentale nella mistica delle geisha. Ogni sua parte ha un significato, ogni sua piega rappresenta una provocazione.
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