APOTEOSI BUCOLICA o ritorno alla natura nel piccolo pueblo di Palau (Catalogna)

Dopo 3 mesi di clausura, finalmente siamo tornati a seguire un sentiero di campagna, a raccoglier fiori dai campi e a mettere i piedi nell’acqua.
Siamo tornati alla vita fatta di profumi e sensazioni, quella vita che ci è tanto mancata, anelata ad ogni istante, mentre schiacciavamo il naso sul vetro della finestra solo per guardare fuori, e immaginare nuovi mondi e nuove prospettive.

RITORNO ALLA NATURA

Ripartiamo esattamente da dove ci eravamo fermati, da una Catalogna bucolica e sempre generosa di natura e di paesaggi.
Siamo a Palau, un piccolo pueblo della comarca del Valles Occidental, ad appena 32 km da Barcellona. Questa volta non c’è stato bisogno di fare chilometri e chilometri per sentirci di nuovo liberi, no, ci è bastato prendere un bus da La Sagrera, su Avinguda Meridiana, e in mezz’ora ritrovarci già in un altro mondo, liberi con noi stessi, felici di poter guardare il sole senza filtri e di mangiare fragole selvatiche.
Non più città, ma campagna, non più asfalto, ma campi di bionde messi in fiore, fiumiciattoli di acqua cristallina e boschi di collina, in compagnia di bella gente, curiosi compagni di risate con cui condividere un pezzo di strada, o meglio di sentiero.

UN PASSO INDIETRO: LA FUGA DAL MESSICO E LA QUARANTENA

A dire la verità, la campagna catalana non era stata la nostra ultima visione in ordine di tempo.
Prima di “entrare in quarantena”, infatti, eravamo da tutt’altra parte, a svelare un Messico troppo bello per esser vero.
Il giardino surrealista di Edward James, a Xilitla, è l’ultima immagine nitida che abbiamo prima del grande torpore, prima di entrare nel tunnel dell’introspezione, eredità agro-dolce di un periodo che, in tutti i casi, ci rimarrà impresso nella memoria, individuale e collettiva.
Per assecondare gli obblighi di quarantena, infatti, avevamo dovuto bruscamente interrompere il nostro viaggio in Messico, e chiuderci nel nostro appartamento di Barcellona, a farci domande grandi, più di noi, più della nostra voglia di viaggiare e di scoprire il mondo.

PALAU E LA CAMPAGNA CATALANA

Alla fine, però, tutto passa, scorre nel fiume del tempo e della nostra mente, come un enorme flusso di coscienza, catartico e illuminante.
Eccoci, allora, di nuovo per strada, a vivere una vita unica e irripetibile (la nostra come la vostra!).
A sorridere di cuore, a stupirci di questa semplicità fatta di ciuffi d’erba e spighe di grano, con i 5 sensi predisposti alla meraviglia.
Ricominciamo da Palau, simbolo della nostra rinascita interiore ed esteriore. Ricominciamo da qui, da questa Catalogna così naturale e generosa, che ogni volta ci svela dei segreti inaspettati.
Com’era già successo a Peratallada, o a Besalù, anche a Palau ci siamo ritrovati avvolti da un velo di bellezza agreste, da paesaggi ameni e bucolici. Un piccolo centro cittadino, un turione medievale di pietra scura e tutt’intorno, campi di orzo e di frumento, boschi antichi come il tempo e la bellezza di un paesaggio rassicurante ed accogliente.

“Per fortuna siamo di nuovo qui, a scoprire questo mondo.
La strada ci aspetta, abbiamo ancora milioni di chilometri da camminare.”

IL MIRACOLO DELLA SEMPLICITA’

In fondo basta poco per sentirci bene con noi stessi, ci basta vivere la vita con semplicità, adattandoci all’ambiente naturale circostante, che sia ai piedi di un sentiero di campagna, o tra le braccia ospitali di un castagno centenario, non importa dove. Ciò che importa, invece, è dare un po’ di più ascolto al richiamo della nostra essenza naturale. In fondo siamo tutti esseri dei boschi, figli di ancestrali tradizioni e di antiche ricette contadine. Dopo questa illuminante quarantena, in molti di noi metteranno in discussione il proprio status di animali metropolitani e coglieranno in maniera più acuta il senso di appartenenza ad un mondo naturale.
Chissà magari, tutto questa scossa di coscienze provocherà davvero un ritorno alla natura, con conseguente, inevitabile, processo di disurbanizzazione.

“Ormai non si tratta più di trascurare la necessaria spontaneità delle interazioni umane, l’integrazione con il paesaggio, né di dimenticare l’influenza dell’ambiente sulla nostra psiche e, di conseguenza, del nostro benessere. Stiamo parlando di una ricostruzione basata su un equilibrio psicologico ritrovato, e votato alla fertilità delle relazioni, alla convivialità, alla condivisione e all’aiuto reciproco.”
(LA GRAMMATICA DELLA SOBRIETA’ – David Lefèvre)

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