“A volte sogno di veder sorgere il sole da un trabocco ligneo della mia terra, e invece sono solo altrove trascinato via da un viaggio senza fine.”
Siamo in Abruzzo, versante Adriatico, in quel tratto di costa di 40 km compreso tra Ortona e Vasto, meglio conosciuto come Costa dei Trabocchi. Una costa rocciosa, impervia, priva di approdi naturali.
Proprio per ovviare a questa avversità, l’uomo è dovuto ricorrere, nel tempo, a tutto il suo ingegno, inventando i Trabocchi, antiche macchine pescatorie caratterizzate da un complesso sistema di argani, reti e gomene, capaci di intercettare i banchi di pesce che transitano lungo la costa.
I Trabocchi sono quindi il simbolo di una cultura contadina che guarda al mare rimanendo ancorata alla terra. Una società radicata nelle proprie antiche e preziose tradizioni, tutte da difendere e conservare.
Un luogo fuori dal tempo, magico e illusorio.
ABRUZZO TRA SANTI CONTADINI E PESCATORI
Abruzzo, finisterre di miraggi, landa ardita e genuina, madre di gente fiera e laboriosa. Regione dalla singolare morfologia, con aspri rilievi che degradano dolcemente verso l’Adriatico.
Adriatico, mare di laboriosi contadini e di curiosi pescatori, i cui pescherecci seguono la scia del sogno, figli dello scetticismo di Tommaso, santo migratore e apostolo ignorato dall’infinito flusso di pellegrini senza pace.
“San Tommaso, l’Apostolo del dubbio, colui che mise il dito nel costato di Gesù perché non credeva alla sua risurrezione. E’ vero, noi abruzzesi della costa, siamo un po’ così, scettici e diffidenti, ma quando capiamo che ci possiamo fidare, allora sarà per sempre.”
UNA TERRA VERGINE E SELVAGGIA
E così risplende la terra frentana al baglior del sol levante e al riflesso color rubino del fermo e consistente succo d’uva, il Montepulciano nostro.
Mentre l’oro verde, l’olio extravergine d’oliva, inestimabil dono di un Dio buono e generoso, unge le labbra screpolate di braccianti contadini, quinto elemento di succulenti intingoli e di ricette nostrane.
Nessun luogo italico, come l’Abruzzo costiero, traspira tanta rassegnata irrequietezza. Una terra di mezzo lontana da tutto, volàno di saraceni immaginari e ambiziosi viaggiatori. Suggestivo patchwork di brodetti di pesce e pecore arrostite, la gastronomia locale consegna al vento una scia di sapori e di profumi genuini ed invitanti. Di egual maniera il canto di procaci sirenette rapiscono i palati nostrani e quelli, ignari, di rari e arrembanti esploratori.
“In Abruzzo ti puoi svegliare la mattina, e in base a come ti gira, decidere di andare verso i monti o verso il mare. E quanti posti al mondo offrono una possibilità del genere?”
ODISSEE RURALI E VENDEMMIE COLLETTIVE
Abruzzo terra di tutti e di nessuno, covo di poeti dialettali, contadini e artigiani, di nonne all’arrembaggio e pastori transumanti. L’eco del mare che si appisola su trabocchi ormai in pensione. Sempre loro, i trabocchi, un tempo inarrestabili predoni e razziatori di triglie, sgombri e sardine. L’ombra di mostri antidiluviani si immerge ancora nelle acque chete che bagnano la costa, ingrassando l’ingorda fantasia di oracoli danzanti sulla scia di stanche vongolare e di cantori nostrani in procinto di dar vita a odissee rurali e vendemmie collettive.
In fin dei conti, le cose non sono poi tanto cambiate, forse i pescatori dei Trabocchi non pescheranno più come una volta, in compenso, però, le campagne pullulano ancora di contadini sorridenti, che tra i campi vitati della nostra cara regione, ogni anno mettono in scena il teatro della vita.
Abruzzo magico, criptico e segreto, labirinto di passioni, vincolo diretto di lavoratori e sognatori. Amore unico e viscerale, diamante grezzo che emana luce oltre l’orizzonte.
“Nessuna terra avrà per me l’intensità dell’Abruzzo, nessuna costa infiammerà la mia immaginazione, come quella rocciosa e frastagliata dei Trabocchi.”