SARDEGNA DEL NORD COAST TO COAST: TRA NURAGHI, SUGHERI E MARE CRISTALLINO

ESPLORANDO SARDEGNA

Quando questo viaggio ebbe inizio non sapevamo minimamente dove ci avrebbe portato, né eravamo preoccupati per questo, giacché come sempre, ci lasciamo guidare dalla sorte. Ci piace viaggiare così, guidati dal vento e dall’istinto. Questa volta, però, a differenza delle altre volte, avevamo un vantaggio: la nostra macchina. Eravamo liberi di muoverci a qualsiasi ora e in qualsiasi luogo. La Sardegna aspettava solo noi.

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L’INIZIO DEL VIAGGIO: DA PORTO TORRES A OLBIA

Il nostro viaggio on the road inizia a Porto Torres, luogo di approdo della nostra traversata. Ben 15 ore di traghetto prima di avvistare terra ferma, mica poche! Luogo di origine: Barcellona, dove viviamo quando non viaggiamo.

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Siamo alle porte dell’autunno, e la Sardegna in questo periodo è particolarmente accogliente, svuotata del grande flusso turistico che la invade tra luglio e agosto, e soprattutto molto più economica. Viste le condizioni favorevoli, perciò, decidiamo allora di spingerci direttamente ad est, verso Olbia, per conoscere quel tratto di costa ricco di spiagge spettacolari e selvagge, dalla sabbia bianca e l’acqua cristallina. Veri e propri paradisi nostrani, di cui resta una traccia indelebile nelle nostre memorie viaggianti: Lo Impostu, Cala Brandinchi, La Cinta, Capo Coda Cavallo sono solo alcuni dei nomi memorabili dove abbiamo avuto il piacere di immergerci. Spiagge ampie, costantemente battute dal vento, dove si respira natura, natura selvaggia. Tutte nei pressi di San Teodoro.

PORTO SAN PAOLO E TAVOLARA

Come campo base scegliamo il paesino di Porto San Paolo, inaccessibile d’estate, decisamente più abbordabile d’autunno. Siamo ad appena 15 km da Olbia, e qui, volendo, si può arrivare direttamente in aereo, sfruttando la comodità del vicino aeroporto. Di fronte a noi l’imperturbabile, onnipresente, inconfondibile sagoma di Tavolara, grandioso monolite di granito che emerge dalle profondità marine per proteggere la costa antistante. Traghetti giornalieri partono dal pittoresco porticciolo di Porto San Paolo per raggiungere l’isola, un tempo inaccessibile base militare americana, oggi incantevole parco marino protetto.

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Nei dintorni di Tavolara, tra una secca e l’altra, ci sono infatti una serie di calette paradisiache dai nomi evocativi come le Piscine di Molara, i sassi lisci, l’isola piana.
Qui, il blu cobalto del mare aperto lascia improvvisamente spazio ad un’acqua cristallina e a fondali di sabbia candida. Il miglior modo di esplorare questi angoli nascosti, ovviamente è il gommone.

“La Sardegna nei mesi estivi è molto cara, ma dopo il 15 settembre, la stagione estiva ufficialmente finisce e i prezzi si dimezzano. Per esempio, nel porticciolo di Porto San Paolo potrete affittare un gommone per mezza giornata a circa 60 € (benzina esclusa), rispetto ai 90 € dell’alta stagione.”

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DA PORTO SAN PAOLO A MACOMER

Trascorriamo i primi giorni in terra di Sardegna tra una spiaggia e l’altra ad ubriacarci di sole e di sale, poi, finalmente, arriva il momento tanto atteso di scaldare i motori e di andare all’avventura.
La fortuna di avere un mezzo proprio non capita tutti i giorni, ed è bene sfruttarla. D’altronde la Sardegna è una terra multiforme, e oltre al mare, nasconde segreti antichi come il tempo. Da Olbia perciò, decidiamo di tagliare verso l’interno, attratti da quel mondo desolato e ancestrale caratterizzato in prevalenza da un territorio brullo e montuoso: chilometri e chilometri senza incontrare macchine o persone, attorno a noi solo boschi fitti di querce da sughero e ampie distese popolate da pecore e buoi senza pastori. Poi all’improvviso un miraggio: dall’alto di una collina ecco troneggiare un turione coperto di muschi e licheni, è il Nuraghe di Succoronis, nei pressi di Macomer, traccia di un antica civiltà sarda di cui ancora oggi si sa poco e nulla. Ce ne sono diversi in questa zona, ed il più importante è il complesso nuragico di Tameli, il vero motivo per cui evidentemente siamo giunti sin qui.

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E già, perché Macomer in se per se, è un anonimo paesino dell’entroterra sardo privo di particolari arguzie architettoniche. Siamo a circa 700 metri sul livello del mare, in provincia di Oristano, nemmeno poi così lontani da Nuoro, tutto qui sembra esistere da secoli, quando ci ritroviamo nelle campagne delle immediate vicinanze di Macomer, a contemplare i nuraghi misteriosi, tutto l’intorno acquista un che di metafisico che da un senso al nostro viaggio. I nuraghi sono la traccia di una civiltà antica ed ermetica, coperta ancora da quel velo di mistero che certamente contribuisce a rendere la Sardegna una terra così speciale.

CURIOSITÀ: Sulla strada che da Bosa va verso Siniscola, nei pressi di Nuoro, svetta il monte Ortobene, sul cui cocuzzolo, a 925 m s.l.m si può ammirare la grande strada del Redentore, opera bronzea dello scultore Vincenzo Cerace, alta 4 metri ed eretta nel 1901 in occasione del Giubileo. Sul palmo della mano benedicente, rivolta verso la città di Nuoro, l’artista fece incidere la dedica. “A Luisa Jerace, morta mentre il suo Vincenzo la scolpiva.

L’ARRIVO A BOSA, GIOIELLO DELLA COSTA OCCIDENTALE

Trascorreranno ancora molti chilometri di tornanti e strade desolate, prima di scorgere, incastonata tra le verdi colline a ridosso del mare, Bosa, borgo colorato e pittoresco tra i più belli di Sardegna e probabilmente d’Italia. A soli 45 km da Alghero.

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Un paesino bellissimo, sorto in illo tempore sulle sponde del fiume Temo, le cui acque scorrono da sempre placide verso il mare. A soli 2 km, infatti, si trova Bosa Marina con le sue spiagge belle e ancora originali. Ma la vera bellezza è tutta nel centro storico di Bosa, nei suoi vicoli stretti, nelle botteghe di antichi mestieri, nei laboratori di artigianato e nei musei della Malvasia, vino d.o.c e suggello di una terra bella e generosa.

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Come eravamo giunti sin li, sinceramente lo ignoravamo, e nemmeno ci importava; quello che ci rendeva felici era l’aver seguito la scia, senza rimpianti né pregiudizi. Semplicemente ci eravamo messi in macchina con la voglia di esplorare. Da oriente eravamo giunti a occidente, tagliando tutta la Sardegna, e congiungendo due coste con la nostra passione.

Vitamina Project

“viaggiare e rubare fichi d’india. dovremmo vivere sempre così, con gli occhi colmi di cielo e le mani piene di spine”

 

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