IL LEGGENDARIO TEATRO AMAZONAS
“MANAUS (Brasile), centro dell’Amazzonia – Dopo 3000 km di navigazione arriviamo a Manaus, metropoli brasiliana, non certo conosciuta per la sua quiete.
La notizia di alcuni assalti in pieno centro ci aveva preceduto, lasciandoci nell’incertezza più totale. Manaus, la 31° città più pericolosa del mondo, secondo le statistiche. Stando a quelle dichiarazioni, avremmo dovuto evitare a pie pari quel passaggio. Impossibile, però, perchè per risalire tutto il Rio delle Amazzoni ed arrivare a Tabatinga, ovvero alla frontiera con Perù e Colombia, Manaus è una tappa fissa, dal punto di vista logistico e commerciale. In poche parole passa tutto di qui, ma soprattutto si ferma tutto qui!
La notizia di alcuni assalti in pieno centro ci aveva preceduto, lasciandoci nell’incertezza più totale. Manaus, la 31° città più pericolosa del mondo, secondo le statistiche. Stando a quelle dichiarazioni, avremmo dovuto evitare a pie pari quel passaggio. Impossibile, però, perchè per risalire tutto il Rio delle Amazzoni ed arrivare a Tabatinga, ovvero alla frontiera con Perù e Colombia, Manaus è una tappa fissa, dal punto di vista logistico e commerciale. In poche parole passa tutto di qui, ma soprattutto si ferma tutto qui!
Noi eravamo incerti e un pò spaventati, ma l’eco di quella leggendaria città che aveva raggiunto il suo apice alla fine dell’800, durante il “Ciclo del Caucciù”, quando era chiamata addirittura “La Parigi dei tropici”, era troppo forte per lasciarci indifferenti.
Una città decadente ormai, pericolosa, sporca e caotica, ma che custodiva nel cuore del suo centro storico un gioiello imponente e splendente, un Teatro all’Italiana, fatto costruire alla fine del XIX secolo dai baroni della gomma (caucciu’) per rievocare il lusso ed il benessere europeo che tanto mancava loro. Un gesto di grande potere, quasi da delirio di onnipotenza per ricordare al Mondo che in quell’angolo così remoto, avvolto dalla selva amazzonica, quei signori erano riusciti a ricreare una grande isola ricca e felice. Era l’oro bianco del caucciù, frutto del lavoro sporco degli indios d’Amazzonia, macchiato del loro sangue e delle loro sofferenze.
Ebbene, l’eco di quel leggendario teatro ci chiamava, acuto più che mai, fatale come il canto delle sirene. La bellezza del teatro Amazonas ci invocava a se, subdola ed inevitabile. Entrare in quel tempio sarebbe stata una grande emozione, un meltin’pot di incredulità, stupore e dolore. E così fu. Quando entrammo, non credemmo ai nostri occhi, l’uomo europeo aveva portato la lirica nel cuore della Foresta amazzonica!”
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