Rimarrà memorabile il nostro ingresso in Brasile, a cavallo di un Wolksfagen-Westfalia ed in piena notte, una notte afosa e silenziosa, passata a sognare un futuro molto vicino, e ad aspettare che ….la polizia doganale smettesse di controllare le automobili in entrata.
Ci trovavamo alla frontiera tra Uruguay e Brasile e un dubbio atroce aveva colto il nostro amico Rodrigo: che i vetri frontali del furgoncino, totalmente oscurati, potessero essere motivo di controllo da parte della polizia doganale? Mmmm…Chissà?
Nel dubbio perché non aspettare che la polizia se ne andasse! Sembrava questa la soluzione più saggia, considerando anche che la “nostra” vettura non aveva nemmeno una targa, persa per strada non si sa bene dove.
Tra un’attesa e l’altra passarono, quindi, quasi tre ore; la nostra perplessità (mia e di Giulia) cresceva sempre più, soprattutto perché incapaci di intuire le intenzioni del nostro “traghettatore”. Arrivó però la Mezzanotte e la necessità di ripartire si fece concreta. Ormai non c’era più storia, bisognava rischiare la sorte, e soprattutto affrontare la rigidissima frontiera brasiliana.
Risultato? Passiamo con la massima semplicità e in un attimo ci ritroviamo in territorio brasiliano, ancora più perplessi di prima. Una domanda si coglieva palese dai nostri occhi: perché mai aspettare tutto quel tempo? Nessuno rispose. I nostri dubbi erano destinati a rimanere irrisolti.
Ci inoltrammo, allora, nella notte silenziosa, verso il Brasile con il cuore carico d’attesa e con gli occhi pieni di sogni. Destinazione: Pelotas, misteriosa città dello Stato di Rio Grande do Sul, situata sulle sponde della più grande laguna dell’America Latina: la Laguna de los Patos!
Nessuno di noi due sapeva esattamente cosa ci aspettava, ed in effetti era difficile immaginare che saremmo finiti a pernottare in un benzinaio!!!! Eh si, proprio un benzinaio, di proprietà del nostro amico Rodrigo! Quel luogo un po’ scapestrato, circondato da auto e trattori e da vecchi palazzi ci avrebbe però accolto con inattesa ospitalità. Un’energia positiva fluiva tutt’intorno coinvolgendoci in incontri e discorsi produttivi.
Un calore asfissiante avvolgeva la città di Pelotas, un formicaio di macchine e motocicli circondava il nostro Estacionamento, situato nel cuore di quel caos, ed i nostri risvegli mattutini erano tutt’altro che dolci. Spaesati da questo marasma di gente e motori io e Giulia ci guardavamo perplessi, chiedendoci come eravamo giunti sin li. Un destino strambo, ma tutt’altro che scontato ci aveva aperto le porte di un Brasile inconsueto.
Nella centro della città, un’architettura non comune dominava il paesaggio: palazzi in stile coloniale e costruzioni simbolo di un passato glorioso si affiancavano ad altri edifici fatiscenti, stimolando i nostri sguardi. Una strana armonia riguardava quei luoghi. Ci sentivamo lontani, ma mai nostalgici della nostra routine europea.
Non un turista, non una parlata familiare, solo brasiliani accalcati in file lunghissime per giocare alla lotteria nazionale o per entrare nei centri commerciali. Tutto appariva molto globalizzato.
Pelotas, però, era più di un luogo qualsiasi, rappresentava la porta di ingresso di un’altra dimensione, un mondo chiamato Brasile, fatto di forti contrasti, territori senza fine, mix di razze e di culture, un meltin’ pot di vita e di energia. Nella nostra mente pensavamo emozionati a ciò che ci aspettava: viaggiare da una latitudine all’altra di questo Mondo a parte.
Una fortuna destinata a pochi ed un’occasione unica per ampliare i nostri sguardi e le nostre percezioni. Il nostro viaggio in Brasile era appena cominciato!
Pelotas da non perdere:
– I dolci tradizionali alle mandorle “rapadura de amendoin“.
– Il Mercado Central e il centro storico.
– La Laguna de Los Patos
– Il Cafè Aquario
– I Murales di Povo, uno degli street artist più famosi del Brasile.
“El Rumbo existe
solo hay que buscarlo,
quedarse esperando
puede ser fatal.”
Juan Carlos Gambarotta