I PRINCIPI DELLA FOTOGRAFIA ETICA (SECONDO VITAMINA PROJECT)

Il viaggiatore e la fotografia etica, un binomio non sempre scontato, anzi piuttosto raro, specie se consideriamo la cattiva traccia segnata dal turismo di massa e da tutto ciò che ne consegue. Fotografare in maniera etica significa, prima di tutto, rispettare la persona che hai di fronte, ascoltare la sua storia, interagirci sinceramente, un concetto che, invece, il turista tradizionale non è abituato a considerare. D’altronde non si nasce “imparati”, no e l’empatia è un’attitudine che va coltivata viaggio dopo viaggio.

Quando abbiamo creato Vitamina Project, nel lontano 2014, non sapevamo come avremmo fatto per garantire continuità al nostro progetto, eravamo però ben decisi su quali valori puntare: la divulgazione del Turismo Sostenibile, il rispetto del viaggio lento e la difesa/promozione dei concetti legati alla fotografia etica. Principalmente perché, eravamo fin da allora consapevoli della “potenza” che la fotografia detiene, e quindi anche dell’importanza di promuovere i valori di una fotografia rispettosa nei confronti dei popoli che avremmo incontrato lungo il nostro cammino. Il viaggiatore, per essere definito tale, deve farsi necessariamente carico di questa responsabilità. Fotografia Etica.

FOTOGRAFARE LA GENTE DEL POSTO. COME BISOGNA COMPORTARSI?

Beh prima di tutto bisogna entrare in contatto con la persona, o le persone che intendiamo fotografare, salutando, sorridendo, sondando il terreno. Capendo se la persona è ben predisposta ad un confronto oppure no. In quest’ultimo caso ringraziare e accettare. Per noi, comunque, è sempre una gioia poter entrare in contatto con persone di altre culture, conoscerle, curiosare su quello che stanno facendo e su quello che che vogliono condividerci. Il ritratto è solo una conseguenza, e più empatia si sarà generata, e più sarà probabile fare un bel ritratto, perché sia il fotografo che il soggetto fotografato si troveranno a loro agio e la situazione non sarà forzata. Sezione Fotografia Etica

“Il viaggio è sempre, inevitabilmente, un incontro di popoli e culture, una condizione che ti spinge a comunicare in qualsiasi modo ed in qualsiasi lingua. Lungo il cammino si incontra tanta gente di cuore, che spontaneamente ti agevola la via. In ognuna di queste occasioni c’è sempre un attimo, a forma di sorriso, che suggella una sintonia difficilmente spiegabile a parole.”

LA FOTOGRAFIA ETICA COME PONTE DI CULTURE

Addentrarsi nelle comunità indigene, che vivono da sempre ferme nelle loro abitudini e tradizioni, entrare in stretto contatto con loro, non è facile, è un approccio lento, graduale, che presuppone pazienza, cordialità ed educazione. Esse detengono un patrimonio culturale di inestimabile valore, che va protetto e messo davanti a tutto, e quindi anche davanti alla brama di noi occidentali di “riportarsi a casa” ritratti unici.

Noi amiamo viaggiare tra le culture, apprendere la diversità del mondo, ed uno dei nostri stimoli più forti è da sempre conoscere le comunità indigene. Nel corso dei nostri viaggi ne abbiamo conosciute varie e siamo sempre stati ben accolti dalle stesse, pur essendo estranei.
Da questi incontri, che sempre portiamo nel cuore, sono scaturiti lavori fotografici importanti, che gelosamente custodiamo nei nostri archivi. Lo è stato per l’America Latina, e continua ad esserlo in Asia.

Ma qual è il segreto per farsi accettare dalle comunità indigene, senza destare in loro inquietudini e disagio, in modo da poter usare la macchina fotografica con la maggior naturalezza possibile?
Il tema in questione è ampio e stiamo seriamente pensando di farne l’oggetto di un prossimo workshop, ma se dobbiamo selezionare dei punti essenziali, ne elenchiamo sicuramente due:

  1. Interagire prima di tutto con le persone, semplicemente per il piacere di farlo
  2. Domandare SEMPRE con cortesia se si può scattare una foto, accettando serenamente anche un eventuale rifiuto.

L’educazione è un passpartout universale assieme al sorriso. Scattare quindi solo dopo essere entrati in completa sintonia con le persone e l’intorno.

FARE EDUCAZIONE NELLE SCUOLE

Educare, divulgare i valori dell’interazione e della multiculturalità, andare nelle scuole a raccontare il mondo ai ragazzi, farli appassionare alla fotografia come mezzo di studio e di documentazione, spiegare loro che la macchina fotografica può essere un arma, ma può anche essere più preferibilmente uno strumento di comunione, un elemento che faccia da ponte tra due anime. i ragazzi queste cose devono saperle, e affinché ciò avvenga noi viaggiatori dobbiamo andare nelle scuole a raccontare la magia del viaggio e l’importanza della fotografia etica.

(FOTOGRAFIA) ETICA IN VIAGGIO, SIETE D’ACCORDO?

<< Passeggiando tra le strade coloniali di Arequipa “La Blanca”, intravidi una signora anziana che faceva l’elemosina; era molto povera, faceva tenerezza; allo stesso tempo, però, mi parve bella da fotografare. La tentazione di scattare a sua insaputa fu forte, poi però pensai che non sarebbe stato giusto rubare quel ritratto solo per soddisfare il mio interesse da fotografa. Così decisi di andare da lei e di chiederle se potevo fotografarla. Lei molto gentilmente acconsentì, ed io mi sentii rinfrancata. Per ringraziarla le lasciai dei soldi, giacché era povera, e sembrava avere molta fame. Ma offerta a parte, il suo sguardo tradì un’espressione di gratitudine, credo che mi stesse ringraziando per non essere passata e basta, per aver rispettato la sua dignità di persona.>>

E allora quando viaggiamo, pensiamo anche che dietro alle foto ci sono delle storie, delle persone, delle vite. Prima di scattare, chiediamo sempre il permesso, perché oltre che viaggiatori, siamo prima di tutto ospiti! Giusto?»

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