GUIDA ALLA COSTA SELVAGGIA DELL’URUGUAY

URUGUAY, TRA MIRAGGI E DESOLAZIONE

Un viaggio lungo la costa più selvaggia dell’Uruguay, da La Paloma fino alla frontiera con il Brasile, alla scoperta di paesaggi unici e desolati, dove gli dei del mare e del vento si manifestano con tutta la loro forza, spazzando qualsiasi velleità di insediamento umano, e dove il rumore dell’Oceano Atlantico si insinua nelle orecchie di quei pochi viaggiatori solitari che hanno scelto la solitudine al delirio mondano di Punta del Este.

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Un viaggio attraverso una natura incontaminata e selvaggia, tra riserve e parchi nazionali, come quelli di Cabo Polonio e Santa Teresa, lungo una costa sterminata, interrotta ogni tanto solo da qualche villaggetto di pescatori. Questo è il vero Uruguay e noi vogliamo raccontarvelo così come l’abbiamo vissuto, accampando qui e là e viaggiando a bordo di un vecchio mini-van brasiliano targato Pelotas.

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UNA PICCOLA PREMESSA

Il nostro viaggio inizia, in verità, da Montevideo e proseguirà lungo tutta la costa dell’Uruguay, assimilando chilometri su chilometri e portando nel cuore luoghi incontaminati e selvaggi, che si concentrano in quel breve tratto di costa atlantica compreso tra La Paloma e Barra del Chuy, l’ultimo pueblo uruguayano prima di entrare in Brasile. Volutamente, però, non vi parleremo nè del pueblo coloniale di Colonia de Sacramento, situata proprio di fronte a Buenos Aires alla confluenza del Rio de La Plata, nè di Punta del Este, la Miami dell’Uruguay.
Vi racconteremo invece del tratto successivo, di tutte le nostre scoperte, di tutti i nostri stupori provati camminando lungo le spiagge desolate o dormendo nei piccoli villaggi senza strade nè elettricità, a respirare lo iodio smosso dalle onde impietose del grande Oceano Atlantico. Mondi lontani e naturali che rimangono impressi per la loro semplicità senza tempo e che ci accompagneranno sempre nella memoria tutti i viaggi futuri.

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“In pochi posti si respira la brezza originale del grande mare, ed uno di questi è certamente l’Uruguay, Paese d’incanto e di grande suggestione.”

LA COSTA SELVAGGIA: DA LA PALOMA A BARRA DEL CHUY

Il faro bianco di La Paloma segna l’inizio del nostro percorso. Siamo distanti da Montevideo circa 225 km, di fronte a noi l’orizzonte e tanti chilometri di costa selvaggia, interrotti solo dal villaggio di La Pedrera, lungo la Ruta 10 che corre parallela all’Atlantico. La Pedrera è oggi un luogo ambito per viaggiatori e camperisti, grazie proprio alla sua semplicità e all’assenza di grandi strutture ricettive.

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Il paesino si articola in maniera disordinata per poi dilagare verso l’Oceano, offrendo una prospettiva indimenticabile.

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“La semplicità è la parola d’ordine per descrivere i 100 km di costa che da La Paloma si susseguono fino a Barra del Chuy”

Da La Pedrera basta spostarsi di poche decine di chilometri verso nord-est per incontrare un altro luogo cult della costa uruguagia. Questa volta si tratta di un villaggio di vecchi hippies, con strade di sabbia e case di legno, che si trova giusto alle porte del Parco nazionale di Cabo Polonio.

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Il villaggio in questione si chiama Valizas, ed è situato in posizione strategica, tra alte dune di sabbia e il tratto di costa desolato che conduce a Cabo Polonio. Qui la sera l’elettricità viene interrotta, lasciando spazio a centinaia di fiaccole che creano un’atmosfera davvero molto suggestiva.

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E’ stato qui che abbiamo incontrato altri viaggiatori solitari, zaino in spalla e chitarra alla mano, felici di aver trovato un luogo così semplice e genuino, dove bere birra e raccontarsi storie di vite e di viaggi.

“In tutti questi paesini, un tempo piccolissimi villaggi di pescatori, si può trovare da dormire, il più delle volte in camere spartane. Non ci sono ancora strutture ricettive ben organizzate, ma il bello è proprio questo, poichè si respira ancora un’aria di semplicità che dà l’impressione di tornare indietro nel tempo. Da quando è arrivato internet, però, il progresso ha accelerato repentinamente, e certamente in pochi anni questa semplicità finirà per perdersi, svanendo come la luce fioca di una candela nel buio della notte.”

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IL PARCO NAZIONALE DI CABO POLONIO

Ma vi avevamo accennato di Cabo Polonio, uno dei due Parchi Nazionali della costa uruguayana, una riserva protetta, accessibile solo in due modi: o percorrendo a piedi gli 8 km di costa deserta da Valizas, oppure accedendo direttamente dall’ingresso del Parco e prendendo un 4×4 che vi condurrà dritti al villaggio di Cabo Polonio, un piccolo agglomerato di case in legno, dominato da un grande faro che si staglia all’orizzonte come un grande monolite.

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Cabo Polonio è famoso per le sue alte dune di sabbia che degradano direttamente verso l’Oceano Atlantico,

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e per una fitta colonia di leoni marini che abita stabilmente le dolci scogliere di arenaria, smussate da migliaia di anni di mare e di vento. All’interno del parco è possibile dormire, per lo più in ostelli piuttosto spartani, che offrono però una vista incredibile sull’Oceano, mentre qualche ristorantino hippie fa da sfondo ad un paesaggio totalmente selvaggio.

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UN MARE TUTTO DA SURFARE

Proseguendo verso nord, entriamo in quel tratto di costa così caro ai surfisti: Playa de la Viuda, Playa del Rivero e Playa de los pescadores sono solo alcuni dei posti più rinomati per cavalcare l’onda, giacchè quello della costa uruguayana non è un mare nè tranquillo nè facilmente balneabile. Qui prevale la furia dell’Oceano, mentre il vento si infrange bruscamente sulla costa, creando le condizioni ideali per fare surfate memorabili.

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Tra tutte queste spiagge, esposto all’azione impetuosa del mare e del vento, si trova il villaggio di Punta del Diablo, antico insediamento di temerari pescatori, il cui nome leggendario tradisce evidentemente una geografia tutt’altro che dolce e rassicurante.
Siamo appena a 43 km dalla frontiera con il Brasile, ed è questa una località che vive essenzialmente d’estate, frequentata per lo più da brasiliani e da turisti nazionali.

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IL PARCO NAZIONALE DI SANTA TERESA

Proseguendo ancora un po’ verso nord, non di molto, incontriamo poi un’altra area naturale protetta, il Parco Nazionale di Santa Teresa, un’estensione di ben 1000 ettari di boschi e giardini dove è possibile persino accampare. L’aria è completamente tutelata e regala grandi scorci naturalistici, sentieri da percorrere a piedi o in bici, ed un grande tratto di spiagge oceaniche, come quella spettacolare di Playa Grande. All’interno del parco, ci sono zone adibite a camping, un’hotel, un ristorante, ed un grande forte, la Fortaleza di Santa Teresa, costruita nel 1762 dai portoghesi per tutelarsi dalle offensive spagnole. Oggi la zona è presidiata dall’esercito, ma tutta l’area resta un vero e proprio santuario naturalistico. Si accede al Parco dalla Ruta 9, pagando una fee, per poi essere subito ammessi in un vero e proprio paradiso verde. 

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LA CORONILLA E LA FRONTIERA COL BRASILE

Ed eccoci finalmente arrivati alla frontiera, il faro bianco e rosso di Barra del Chuy è l’ultimo avamposto uruguayano che incontriamo, prima di spostarci verso l’interno, lungo la Ruta 9, a Chuy, ed entrare così in Brasile.

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La costa qui, non ci sembra troppo interessante, e La Coronilla non si presenta nemmeno così accogliente. Sembra un paese fantasma, abitata dagli scheletri di strutture in cemento che spiccano all’orizzonte e che un tempo non troppo lontano sarebbero dovuti essere delle grandi strutture alberghiere. Poi qualcosa è cambiato ed il turismo si è spostato, turbato da qualcuno o da qualcosa. In effetti, il grande canale che attraversa parte del piccolo abitato e sbocca nell’Oceano, oggi è interdetto alla balneazione, vittima probabilmente delle contaminazioni chimiche delle fabriche dislocate lungo il fiume, che hanno finito per avvelenate fauna e flora circostanti. Nonostante ciò, tutta questa desolazione ci appare affascinante, anche se inevitabilmente un po’ angosciante. Alle nostre spalle si staglia, poi, la sagoma possente del Cerro Verde, la catena montuosa che corre parallela al mare, testimone dei passaggi di tutte le ere.

KARUMBÉ E LA SALVAGUARDIA DELLE TARTARUGHE

Eppure, a La Coronilla qualcosa di vitale rimane e resiste con la forza di chi sa di lottare per una giusta causa: è il Centro di Salvaguardia delle Tartarughe- Karumbé, una ONG che dal 1999 si occupa di monitorare, riscattare e curare le tartarughe verdi che orbitano a largo delle coste dell’Uruguay.

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Noi ci siamo fermati qui per alcuni giorni, il tempo di intervistare i responsabili del progetto e di documentare le varie operazioni di riscatto. Il Centro Karumbè oltretutto da la possibilita a studenti e volontari di fare degli stage ( a pagamento) per un periodo più o meno lungo, previa selezione, per cui se volete candidarvi e provare un’esperienza davvero interessante a contatto con le tartarughe, CLICCATE QUI.  

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Affidati a noi, siamo viaggiatori esperti, conosciamo molto bene queste zone, e saremo felici di mettere al tuo servizio la nostra esperienza.
Pensa che abbiamo attraversato tutta l’America Latina da sud a nord, sfruttando solo mezzi di trasporti locali. Noi crediamo in un turismo più lento e responsabile, che privilegi il contatto con i popoli e la natura, e dia priorità all’esperienza diretta.
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