Quando sei in viaggio, un “hermano viajero” (fratello viaggiatore) lo riconosci subito, basta uno sguardo, una battuta o un lieve sorriso e il resto viene da sé. Non servono nemmeno troppe parole, no affatto, è sufficiente andarsi incontro e iniziare a camminare insieme. Con Daniel è andata così, la sua discrezione e la nostra gentilezza hanno fatto il resto. Lui continuava a ringraziarci per averlo accolto clandestinamente nella nostra piccola stanza d’hotel, ma la verità è che siamo noi a ringraziare lui per la sua anima luminosa. Sono stati due giorni passati insieme nel cuore del Deserto di Wadley e almeno una ventina di chilometri coperti a piedi lungo i percorsi tortuosi e desolati dell’altopiano Potosíno, nelle Terre del Peyote, dove si trova il misterioso Pueblo di Real de Catorze (in Messico); era lì che tutti e tre eravamo diretti.
Daniel continuava a dirci “Buena Onda”, ma in realtà la magia è stata nella sinergia e nell’empatia che abbiamo creato tutti e tre in quelle terre fredde e desolate. Luoghi e momenti che di fatto hanno cimentato la nostra amicizia, che siamo sicuri rimarrà sempre così, pura e disinteressata, soprattutto adesso che, a distanza di due anni, non abbiamo più sue notizie. Speriamo solo che stia bene, anche se, ad essere sinceri abbiamo delle sensazioni strane, come se gli fosse capitato qualcosa, perché altrimenti ci avrebbe scritto o contattato in qualche modo, come era solito fare. Poteva passare del tempo, ma all’improvviso appariva sempre con un messaggio vocale o semplicemente scritto, solo per sincerarci che stessimo bene.
Daniel è un’anima pura, uno degli amici più dolci che abbiamo incontrato nel corso di questi anni di viaggio. Speriamo stia bene, non desideriamo altro, sapete.
“La verità è che il viaggio ti fa incontrare gente favolosa, semplice e spontanea, come Daniel, gente pura che fluisce insieme a te, senza pretendere nulla, solo un semplice e veritiero sorriso.”
L’INCONTRO CON DANIEL
Incontrammo Daniel a Matehuala, in occasione del nostro secondo cambio di bus, dopo aver lasciato San Luis Potosì. Secondo Giuly è diretto nella nostra stessa direzione, ovvero Real de Catorce, ma è solo un’impressione. Ha i tratti del viso molto delicati e dei lunghi dreadlocks, bello, di una bellezza femminile, come potrebbe essere quella di Gabriel Garcia Bernal, sì gli assomigliava molto. Al suo fianco, appoggiato alla parete bianca, uno zaino piuttosto logoro, che a prima vista sembra quasi più grande di lui. Ci scambiamo un paio di sguardi, e un sorriso spontaneo ci fa da tramite. Tra viaggiatori accade sempre così, ci si guarda e ci si riconosce, a volte non servono nemmeno le parole. Il suo nome è Daniel, e in effetti viaggiamo tutti nella stessa direzione. Aveva ragione Giuly, come sempre.
Dice di essere un artigiano, viene da Città del Messico e porta con sé del rame, dell’argento, qualche pietra e minerali vari come quarzi, malachite e anche dei lapislazzuli. Ci mostra dei manufatti che ha realizzato da poco, sembrano ben fatti. In particolare, rimaniamo colpiti dalle sculture in cera che ha intagliato in attesa dell’arrivo del bus. Si tratta di piccoli idoli dalle fattezze azteche, che fungeranno da stampo per quando tornerà nel suo laboratorio di Città del Messico. La sua intenzione è di conoscere la Sierra Madre, viaggiare un po’ e, se possibile, vendere qualche pezzo, quanto basta per sostentarsi e continuare a viaggiare. Non ha troppi soldi, ma ha con sé una tenda, così da poter accampare dove capita. Per il resto se ne va alla completa avventura, senza porsi il minimo problema di quando tornare e, soprattutto, di come proseguire. Un qualche modo lo troverà, se è ciò quel che vuole. È un mochilero (viaggiatore zaino in spalla), e come tutti i viaggiatori latino americani, viaggia per seguire il rumbo.
“Nel nostro libro TRACCE DAL SUD raccontiamo di tanti personaggi straordinari, eccentrici, generosi e dal cuore grande, che abbiamo incontrato nel corso del nostro lungo viaggio in America Latina; e soprattutto parliamo del Rumbo, quella misteriosa forza che muove i passi dei mochileros sudamericani.”
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LA VICENDA
Già il viaggio in autobus da Matehuala a Real de Catorze era stata un’opportunità per fare la conoscenza di Daniel, ma la vera occasione per cimentarla si è presentata quando siamo giunti a destinazione. E ora che facciamo, ci salutiamo? Ognuno per la sua strada? Niente affatto, continuiamo insieme, tutti uniti alla scoperta di Wirikuta, la Terra Sacra dei Huicholes.
Noi pensiamo di affittare una camera in uno degli hotel basici di questo strano paesino, Daniel invece ha una tenda con se, accamperà da qualche parte. Ma come, pensiamo, con questo freddo?! Non ci sembra nemmeno troppo bene equipaggiato, e la notte qui nel deserto, ai piedi della Serra Madre, le temperature scendono ulteriormente, il suolo gela. Eppure Daniel ci sembra convinto, anche perchè ha i soldi contati e risparmiando sull’alloggio potrà rimanere qualche giorno in più. Naaaaaa, pensiamo, ma che vuoi morire assiderato? Ti ospitiamo noi, facciamo così, paghiamo la nostra camera, e tu ci raggiungi alla chitichella, approfittando della distrazione del padrone del piccolo hotel, poi se proprio vuoi allestire la tenda, la puoi piazzare in camera nostra. E scoppiammo tutti in una fragorosa risata. Alla nostra proposta Daniel si mostra titubante, è un ragazzo discreto, non vuole arrecarci disturbo, eppure al nostro insistere, accetta. Così siamo tutti più tranquilli. Ci aspettano due giorni di esplorazioni in quelle terre desolate.
“Tra fratelli viaggiatori si condivide tutto, senza pensarci, con la massima spontaneità. Chiamasi Empatia Mochilera.”
Di ciò che facemmo in quei giorni e di ciò scoprimmo ve ne parliamo in questo articolo, oppure nel nostro libro TRACCE DAL SUD.
Dopo quell’avventura salutammo Daniel, per poi rivederlo di sfuggita in aeroporto a Città del Messico, circa un mese dopo. Era venuto a salutarci in occasione della nostra partenza per l’Europa. Era il 13 Marzo 2020. Poi arrivò il Covid che spazzò via molte vite e speranze. Abbiamo continuato a parlare con Daniel via whatsapp per qualche mese ancora, fino al giugno dello stesso anno, dopo diche non ha più ricevuto i nostri messaggi. Abbiamo provato a rintracciarlo dovunque, ma senza esito. Ad oggi non abbiamo sue notizie. Quando ci pensiamo, un senso di tristezza e impotenza ci coglie, perché non sappiamo dove sia. Speriamo solo che stia bene. Il nostro amico dolce, la nostra anima bella. Già, speriamo solo che stia bene e vogliamo ricordarlo così, insieme a noi, felice e spensierato, nel cuore del grande Deserto di Whadley, nella Terra Sacra dei Huicholes. Che l’energia madre del Peyote ti protegga, ovunque tu sia Hermano! Siamo certi che un giorno ci riabbracceremo.
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- ALGERIA: Constantine, la città dei ponti sospesi
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- ALGERIA: 4 giorni nel deserto del Sahara con i Tuareg
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