“E poi facevo sogni decisamente arditi: volevo vivere avventure in terre esotiche,
solcare i mari, percorrere fiumi in canoa, scalare montagne impervie.
Tutti mi assicuravano che una vita del genere era riservata a pochi eletti,
fino a quando non arrivai in Colombia…”
Piccola premessa
la Colombia è un paese magico, che offre tanti spunti e paesaggi: dal mare alle Ande, dalle verdi valli alla foresta amazzonica, dalla Sierra Nevada ai deserti. Disseminate in tutto il territorio nazionale una miriade di comunità indigene, che ancor’oggi vivono secondo usi e costumi ancestrali. E poi città coloniali e splendide spiagge.
Il miglior modo per apprezzare tutto questo è muoversi in bus per proprio conto, cercando di evitare alcune regioni dell’Amazzonia, come il Cajetà, e del sud-ovest, per via della presenza stanziale delle FARC e dei paramilitari.
I pericoli legati alla criminalità sono gli stessi che si possono incontrare negli altri Paesi sudamericani, per cui niente allarmismi, è sempre importante usare il buon senso, interepellare la gente del posto ed evitare di viaggiare nelle ore notturne, specialmente nella capitale Bogotà, dove la concentrazione di malvivenza, come in tutte le metropoli, è maggiore rispetto alle zone rurali.
Le regioni del Sud
Arrivammo in Colombia da sud, dall’Ecuador. Il tempo di sistemare le burocrazie doganali, un bus diretto ad Ipiales (80 km da Pasto) e la prima meraviglia era già pronta a darci il benvenuto: il santuario di Las Lajas, una chiesa, o meglio una cattedrale, in veste policroma, incastonata tra canyon e monti spettacolari. La sua eleganza impressiona il viaggiatore e rapisce lo spirito del fedele.
Il sud della Colombia, le valli fredde che arrivano fino ai 2000 metri dove tuttora vivono comunità indigene e conservatrici, il cosiddetto corridoio amazzonico che collega le Ande con la regione dell’amazzonia colombiana, la cultura sciamanica che dalla Valle del Sibundoy si percepisce intensa sino a Mocoa, i cercatori d’oro lungo i fiumi sempre in piena, cascate prorompenti e sconosciute, storie di cercatori d’oro, miniere di smeraldo, leggende che parlano di anaconde lunghe addirittura 30 metri, una società rurale e contadina, insomma un mondo tutto da scoprire;
Ciò che davvero ci colpì di questo primo assaggio fu proprio l’originalità di posti ancora vergini, che possiedono un’anima, l’anima della tradizione popolare e della cultura contadina. Paesaggi intensi, difficili, padroneggiati dall’Amazonia che tutto avvolge, dalle piogge tropicali che per quasi tutto l’anno ricordano all’uomo che la Natura è indomabile. Qui si vive ancora in maniera semplice e con il minimo indispensabile. In nessuna famiglia certo manca la televisione, e nemmeno il cellulare, ma a parte tutto ciò, si conduce una vita umile, dedita a lavoro, duro, dei campi e all’allevamento del bestiame. Le poche città che si alternano ai tanti villaggi dispersi nella selva, sono caotiche e inquinate, ed esistono solo quali poli commerciali, dove il nucleo che riunisce tutti è il mercato.
Altri mondi, mondi lontani dalle nostre aspettative, dove la gente è ospitale, gentile e comprensiva.
I guardiani di San Augustin
Da Mocoa, forte centro energetico nel cuore della selva, si può arrivare in poco più di cinque sei ore di bus popolare a San Augustin, dove si aprono le porte di un piccolo e riservato Paradiso. Il paese di San Augustin, grazioso e ben curato, è abituato al turismo già da molti anni. Da qui, infatti, si può visitare a piedi il parco archeologico di San Augustin, ospitato tra dolci e verdi vallate coltivate prevalentemente a banani e a caffè. La vista in alcuni punti è mozzafiato e la natura la fa da padrone. Ma ciò che colpisce l’attenzione e, soprattutto, la fantasia del viaggiatore, sono le tombe a tumulo sparse un po in tutta la vallata, ognuna delle quali protetta da imponenti, a volte enormi, guardiani in pietra, custodi di una cultura ancora poco conosciuta, quella augustiniana, che prosperò tra il primo e l’ottavo secolo dopo Cristo. Grandi commercianti e soprattutto grandi scultori, che ci hanno lasciato testimonianze artistiche di pregevole livello, che fanno di San Augustin il principale patrimonio archeologico del Paese.
Passare qui alcuni giorni è un’occasione per conciliare natura e cultura in un ambiente tranquillo, rilassato, e soprattutto molto economico.
Da San Augustin a Bogotà il salto è grande, è quasi un volo pindarico, purtroppo necessario per il proseguo del nostro viaggio; nel mezzo una breve sortita a Popayane, suggestiva città coloniale, peraltro sede di una delle più importanti università del Paese.
Bogotà “la cupa”
Bogotà invece è una città-mondo di quasi 15 milioni di abitanti, un centro cosmopolita e pieno di contrasti, che offre scorci notevoli, ma anche ritratti crudi e complessi. Da Montserrat, accanto alla gigantesca effige della Vergine Maria, potrete capire meglio, o forse no, l’estensione di questa enorme città.
Bogotà, città oscura, ermetica, fredda, non vi metterà certo a vostro agio, tutt’altro. Per amarla occorrerà molto tempo, o forse la scintilla non scoccherà mai. Tuttavia in pochi giorni può offrirvi vari spunti. Su tutti certamente il Museo dell’Oro e soprattutto il Museo Botero, dove sono contenute numerose opere dell’artista colombiano.
Gli ostelli invece sono concentrati tutti nella zona della Candelaria, un po decentrata rispetto al centro ufficiale, ma ben servita da metropolitana e bus di linea. È questa l’anima street della capitale, centro di ritrovo di giovani e pentolone culturale sempre in fermento, dove sono concentrati teatri, biblioteche e alcune sedi universitarie.
Se il traffico della capitale vi risulta davvero insopportabile, potete fare una gita fuori porta per visitare la Cattedrale di Sale (dovete andare a Zipaquira, raggiungibile con bus diretti da Bogotà) che, situata totalmente sottoterra, vi stupirà con le sue sculture in sale e con i suoi giochi di luce molto suggestivi. Un complesso di gallerie che fanno parte delle gigantesche miniere di salgemma.
Il triangolo del Caffè

Da Bogotà, per purificarvi i polmoni, potete andare verso ovest, per visitare la zona dell‘Eje Cafetero, il cosiddetto triangolo del caffè, o meglio il cuore della cultura “cafetera” colombiana (7 ore in bus da Bogotà).
Una zona molto verde, che con i suoi parchi di caffè, e con le sue fresche montagne e foreste di palme vi accoglierà nella più totale serenità e armonia con la natura. Si tratta di una area abbastanza estesa e ben organizzata a livello turistico che fa capo ad Armenia, il suo centro principale. Da qui partono tutti i collegamenti per le altre città, molto più piccole ed accoglienti. Su tutte Salento, dove vi vivono varie comunità di artisti e artigiani locali, e Finlandia, paesino altrettanto grazioso con una chiara veste coloniale. Dovunque andrete potrete gustare finalmente un buon caffè!
Dopo questa full-immersion di natura sarete carichi per proseguire il vostro viaggio.
La zona centrale e nord-orientale
La zona centrale del Paese, con i suoi canyon, le sue rapide e le belle cascate vi aspetta.
Potete fare base a San Jill, piccolo ma vivace centro, che ospita tra le altre cose un mercato originale. Intorno a San Jill ci sono anche piccoli centri di chiara influenza coloniale, molto ben restaurati, come per esempio Barrichara, centro d’eccellenza per la lavorazione della pietra e conosciuto per l’inusuale abitudine dei suoi abitanti di mangiare formiche!
Da San Gill al Caribe, il tragitto è ancora lungo. Perciò potete fare una sosta nella città di Bucaramanga, una delle principali città della Colombia, nonché importante centro universitario, dove incontrerete un prezioso centro storico, molto ben conservato, e soprattutto, su uno dei colli che dominano la città, v’imbatterete in una delle più grandi statue dell’America Latina, quella del Cristo Re, addirittura 5 metri più alta del Cristo redentore di Rio de Janeiro.
La zona centrale è anche una zona arida, e molto calda, il territorio è sabbioso e a tratti roccioso, e se vi spingerete più a nord e più ad est, vi imbatterete in territori praticamente desertici.
Spingendovi a nord-est, il distretto della Guajira vi “accoglierà” con un clima torrido e con un paesaggio monotono e affascinante al contempo, caratterizzato da una vegetazione secca e primitiva; il suo capoluogo, RioAcha, è una città poco aggraziata, calda e molto ventilata, che si affaccia sull’oceano atlantico.
Qui siamo molto vicini al Venezuela, e non vi sarà difficile incontrare lungo il cammino fuoristrada che contrabbandano carburante. Da RioAcha si può raggiungere in macchina Cabo de La Vela oppure in “taxi compartido” ( cioè condiviso con altri passeggeri, molto più economico dei taxi normali ) potete fare un salto a Uribia, la capitale indigena della Colombia. Qui vivono da sempre i Wayu, che rappresentano un’etnia le cui origini si perdono nel tempo; nella grande e moderna piazza centrale si riuniscono, in particolari occasioni, i rappresentanti delle numerose comunità indigene residenti tutt’oggi in Colombia. Per darvi un’idea, soltanto nella Sierra Nevada si contano tre gruppi predominanti ( i wiwa, gli ayhuanaco e i Kogi ) che con grande coerenza mantengono a distanza la minaccia dell’occidentalizzazione, proteggendo la loro comunità da eventuali intrusioni esterne!
Verso il Caribe
Ma la vostra avventura nei territori settentrionali della Colombia non finisce certo qui.
Non potete lasciare il Paese senza aver visitato il Parco Nazionale del Tayrona.
Un’area totalmente protetta, raggiungibile dalla città di Santa Marta, che vi offre un pittoresco scorcio sul Caribe. Immersi in una vegetazione lussureggiante, sarete allietati da spiagge bianche e acque azzurre, ed alle vostre spalle dalle vette maestose della Sierra Nevada.
Il Parco del Tayrona abbraccia un’area molto estesa, e non basterebbe una settimana a visitarlo tutto. Ma per chi volesse conoscere meglio la sua generosa biodiversità è possibile accampare in aeree camping molto ben attrezzate o addirittura in lussuosi eco-lodge. Insomma ce n’è per tutti i gusti!
Non volendoci dilungare per non correre il rischio di annoiarvi, siamo costretti a chiudere, prima però concedeteci una piccola digressione, solo per concludere in bellezza.
Una volta lo scrittore colombiano e padre della patria Gabriel G. Marquez disse che la magia della Colombia vi si rivelerà nella schiuma del suo mare azzurro e nelle oscurità della sua selva. Naturalmente Gabriel parlava di una bellezza fuggevole, imprendibile di una terra che nella sua manifestazione più pura è spesso ostile; ma quando arriverete ai confini dei suoi territori e vi sederete sulle mura coloniali di Cartagena de Indias a scrutare l’orizzonte, forse riuscirete a cogliere il senso di quelle parole e quindi la malìa di un paese tanto bello quanto oscuro.
Noi da viaggiatori cercavamo un Paese ricco di cultura, natura, avventura e misteri e alla fine l’abbiamo trovato. E non vi abbiamo ancora parlato della nostra avventura nel cuore della Sierra Nevada alla ricerca della Ciudad Perdida, the Lost City….
Ma questa è un’altra storia! (Se volete saperne di più cliccate qui )