I PARTE
di Sergio Lattanzi
ROMA: Ci sono momenti della vita in cui bisogna partire, lasciare tutto e andare!
Così, approfittando della nazione in crisi, avevo deciso anch’io, come tanti, di buttarmi!! E con la scusa di andare a studiare una nuova lingua, che forse mi avrebbe permesso finalmente di guadagnare qualche soldo all’estero, raccolsi tutti i miei risparmi e cercai una meta anglofona per l’estate. In realtà non mi ero mai spinto così lontano e per così tanto tempo, ma dismessi i panni dell’impiegato precario, mi vestii come Indiana Jones e mi lanciai nel vuoto!! ripetendomi: pronto a tutto, fifone!!!
Avevo chiamato un amico che era stato a Londra per un bel pò, e fu lui a consigliarmi di non scegliere Londra come meta principale; troppo caotica per viverci alcuni mesi, e poi quel mio inglese elementare…
Senza pungere troppo il mio orgoglio guerriero, mi aveva consigliato due cittadine più “gestibili” di Londra: Bristol o Brighton. Per un bel pezzo di strada ancora mi guardai i piedi camminare nel viale cercando un illuminazione, un segno puro ed inequivocabile del mio destino, Bristol o Brighton???…Bristol o Brighton??
Sconosciute entrambe, sono pessimo in geografia e la mia mappa continentale fino ad allora era la pangea.
Bristol mi ricordava il cartoncino Bristol di dieci anni di cartellonistica scolastica, quindi la scuola, l’autunno, le scarpe normali; Brighton invece era la Brighton di Brighton Rock, il miglior assolo di Brian May nell’intera discografia dei Queen.
Cartoncino o Hard rock?? Cartoncino o Hard Rock?? scegliere non fu facile, Cartoncino mi attirava, per ironia, ma mi convinse definitivamente il fatto che Brighton avesse il mare e, questo, per un barese che rinunciava al Salento era un dato fondamentale.
Tornai a casa in preda ad una febbre temeraria, è fatta, deciso, senza nemmeno vedere dov’è!! pronto a tutto fifone!! sedia – computer – google – hostel brighton – trovato – carta – prenotato!!. wow, 5 Luglio, si parte!!
CIELO: In aereo, volo low cost Ryan Air, avevo cercato di ripetere mentalmente le parole di tutte le canzoni inglesi che conoscessi, confidavo in anni di ascolto dei Queen, e la grazia naturale con cui ormai dicevo thanks alle hostess mi aveva riempito di un sano ottimismo.
BRIGHTON&HOVE: il gracchiante applauso festivaliero della Ryan Air aveva pompato allo stremo il mio buon umore, mi allontanai confusamente tra i corridoi del Londra-Gatwick, e i banchi info mi portarono dritto ad un comodo treno che, come scoprii subito, è molto meno costoso se prenotato per tempo.
La campagna inglese scorreva inesorabile davanti ai miei occhi, fino a quando….
Ahah!! Arrivati!! Ero eccitatissimo e pronto, scesi dal treno e stringendo le mani alle bretelle del mio zaino mirai l’orizzonte commosso Ah! vecchia cara Inghilterra!
Dalla piccola stazione una collina, scendeva morbida verso l’oceano, l’aria pizzicava i polmoni ed il lungo viale alberato mirava dritto al mio ostello.
Che pace, pensai, meravigliosa pace, i gabbiani a centinaia salutavano il mio arrivo, le strade erano deserte, e il marciapiede umido del primo imbrunire leggermente scivoloso. Mentre dondolavo sulle gambe, contento, iniziò a piovigginare, tuttavia riempivo i miei sguardi d’ogni dettaglio senza accelerare. Una banca ruppe il ritmo modulare delle case, una sequenza tipica in queste zone, case tutte uguali, una dopo l’altra per chilometri, un lungo bruco d’alcove accomodate sulla collina, che pace, mi ripetetti, che meraviglia!
l’ostello mi parve subito accogliente, c’era persino una famiglia, ma tutti, dico tutti erano assiepati davanti alla tv, senza conversare, negli ostelli si può capire tanto sull’esistenza di alcuni strani programmi di cui ignori la ragione, beh!! usciamo, pronto a tutto fifone!! andiamo a scoprire questa magnifica città!!! Brighton Rock per la miseria!!!
Erano già due ore che vagavo muto per il paese e, dopo un’oretta abbondante a fissare un oceano gonfio e possente appena dietro una fila di casotti, avevo acquistato una ciotola di noodles caldi, presi in cima alla strada da un cinese da asporto molto triste, pareti bianche, un buddha maitreya ipercontento e un gatto, di plastica, di quelli che con la zampina fanno ciao-ciao. Mi ero seduto su un muretto poco lontano da una piazza deserta, ammazza che pace mi ripetevo, che meravigliosa pace!! finita la cena come è buona abitudine da quelle parti chiusi la giornata in un tipico pub inglese, in realtà l’unico in zona: “The Courage of Neptune” dove mentre ordinavo la mia prima pinta su territorio britannico due omoni ingurgitavano whisky e uova in salamoia contemporaneamente!! pagata con difficoltà la mia birra, mi ritirai nell’angolo a sedermi pensando che se fosse entrato Acab non avrei dovuto rifiutare di imbarcarmi per la caccia alla balena!! pronto a tutto fifone!!
Il giorno seguente ero già via di buon mattino, alle sei e trenta il mio compagno di letto aveva deciso di andare a guardare la tv con gli altri, poco male avevo sorriso, mi aspetta il Full English breakfast!! bacon, scrambled eggs, fried tomatoes, fried mushrooms, toast with butter, pink sausages and baked beans, e proprio accanto al Neptune avevo trovato una specie di forno con un solo posto a sedere, sedia e tavolinetto, e una grande torta in vetrina che nascondeva una piccola inglesina sottile e tisica, ma dolce, come i tre croissant marmellata, cioccolato e cioccolato e mandorla con cappuccino, che misi in pancia in attesa che smettesse di piovere; intanto scrivevo alcune poesie ispirate ai gabbiani, che pace, che meraviglia.
La pioggia continuava senza sosta, e dovetti ingoiare due cupcake color fucsia per ingannare il tempo.
La mattina scivolava verso il pranzo che avrei risolto con dei noodles o un panino al tesco.
Cominciavo a spazientirmi, e quando riuscii a lamentarmi in lingua con un cliente del piovere incessante, quello mi sorrise come potrei farlo io a chi non ha mai mangiato un polpo crudo, “you have to catch the rain delay!!” mi disse sconcertandomi, che rivelazione!! eh sì perché in Inghilterra il rain delay ossia il breve momento di pausa della pioggia è fondamentale, in un senso più alto suona un pò come il carpe diem latino; se impari a cogliere il rain delay, inizi a danzare sulla fune della vita. così fu, via al tesco!!
Che meraviglia pensai!! che pace!! certo credevo fosse un posto più vivo, però Brighton iniziava a piacermi.
Dopo tre sere, l’ottava ciotola di noodles dalla cinese all’angolo, il decimo boccale di birra al Courage of Neptune e venti, dico venti componimenti poetici ispirati ai gabbiani che poi in fondo sono animali ferocissimi, sappiatelo, (li ho visti uccidersi a vicenda per un tozzo di baccalà), il mio entusiasmo iniziava a cedere. Erano le 23:00 e davanti alla tv dell’ostello sbracato sul divano mentre un certo Thomas intratteneva tutti con la dieta iperproteica delle dieci uova al giorno, pensai: domani vado a Bristol, il cartoncino, quello era il segnale come ho fatto a non capirlo!! Troppa pace, sta città, che armonia esagerata!!
La mattina seguente salutai la signorina secca secca del forno, presi il mio cappuccino da quattro sterline e scrissi poesie sull’asfalto, i tesco e la banche. Finii di nuovo al mare, l’oceano gonfio mi dava nostalgia delle spiagge assolate, l’agosto popolare del nostro piccolo mediterraneo. Così m’incamminai senza pensarci sull’eterno lungomare della kingsway; in lontananza, qualcosa mi parve come un aquilone; ma sì andiamo a vedere, mi dissi, e dopo qualche chilometro incontrai una piccola fiera del fitness.
Stands, paninari, e presto scoprii che l’aquilone era in realtà qualche temerario col kitesurf, ma che bella gente!! finalmente un pò di vita, gironzolai su e giù della festa, fui generoso di hello! e mi scappò anche qualche i love you, ingoiai tre panini con sausages e l’incredibile Worcestershire sauce!! delizia!! ah!! ma che bello!! che pace!! che meraviglia!! era già pomeriggio inoltrato quando dovetti risolvermi a tornare verso Brighton, ma qualcosa nell’anima si ribellava, un’altra serata al Courage of Neptune?? così mirai l’orizzonte nella direzione opposta, lontano sembrava esserci un altro agglomerato cittadino e nel mare sembrava scorgersi per giunta una specie di castello!! dai fifone!! pronti a tutto, andiamo, al massimo si dorme per strada!!
Mentre mi avvicinavo al paese, il castello prendeva la forma di un parco giochi ed ora il suo profilo rivelava una ruota panoramica; più mi addentravo più la folla brulicava sul lungomare, l’imbrunire era totalmente annichilito dalle luci, e la calca ai banchi di numerosi fish&chips disintegrava ogni silenzio, poco traffico, i bus a due piani trottavano leggeri sull’asfalto, mentre sull’altro lato della strada appena sotto la lunga ringhiera che dava sulla larga spiaggia di ciottoli, una decina di ragazzi venivano lanciati in aria da fionde ancorate al terreno, e bimbi saltavano sui tappeti elastici. Le grida rompevano il sottofondo marino, si respirava una gioia elettrica rinforzata da una musica farsesca, lontana. Io ero estasiato, le mie orecchie ringraziavano di tutto quel frastuono e il cuore era ormai colmo; acquistai un fish&chips, letteralmente uno stoccafisso in pastella con patate fritte e pensai, via da Brighton voglio stare qui!!!
“excuse me” chiedo a un passante, ridacchiando tra me dell’insolita domanda che gli avrei posto a breve, “…but…what city is this?” – “Brighton!!” “no sir!! i live in brighton, I mean there…away” e facevo cenno con la mano per indicarla “sì anche quella è Brighton, ma è Hove di Brighton&Hove, mentre questa è Brighton di Brighton&Hove” ah ecco!! la miseriaccia vostra!!
sì ok, l’accettazione totale è un esercizio utile ad abitare con amore ogni situazione, anche non avere internet per un pò, serve a rilassare il tempo dei propri pensieri, mi ero riproposto di non guardare il telefono, come nei film, non preoccuparsi nemmeno di una mappa come del proprio destino, andare dove mi portava il cuore, non mi sembrava un’idea così folle, ma dico io perchè chiamare due città con un solo nome? è come dire dove sei stato quest’estate? ah sono stato a Roma&Frascati o a Milano&CiniselloBalsamo, un indirizzo è una cosa seria, oh no!?
Il giorno seguente mappa alla mano scoprii tutte le potenzialità di una delle città più incredibili dell’impero britannico.
Hove la piccola città residenziale formatasi dall’unione di piccoli villaggi di pescatori non era poi così lontana dal cuore pulsante della città di Brighton, e spesso mi capitò di ritornarci per assaporare ancora il maestoso silenzio dell’oceano che invadeva i viali della vecchia Inghilterra e la tremante sensazione nel Neptune che quella davanti a me potesse essere l’ultima birra prima della bizzarra partenza a caccia di balene.
FINE PRIMA PARTE…..
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