Avevamo salutato Florianopolis un po’ a malincuore. Lasciare quel paradiso non era stato per nulla semplice. La curiosità di ripartire per una nuova destinazione, però, anche questa volta aveva avuto il sopravvento.
A Balneario Camboriou, sempre sulla costa, ma 250 km più a nord, ci aspettava Teresita, una mia lontana parente, che conoscevo solo indirettamente dai racconti esotici di mia nonna, risalenti a più di venticinque anni fa.
Ma a parte i lontanissimi legami familiari, avevamo molti dubbi. Non sapevamo se passare per Balneario Camboriou o se andare direttamente a Curitiba. Urgeva un summit. E come quasi sempre accade, il confronto con Giulia si rivelò efficace. Molto saggiamente, Giulia, mi aveva convinto a passare per Balneario, nonostante le perplessità sulla qualità della località cui andavamo incontro fossero più che legittime. Conoscevamo Balneario Camboriou per essere una località di mare dal grande flusso turistico durante l’alta stagione, e dagli altissimi grattacieli che costeggiano la spiaggia come spilli inquietanti di cemento e metallo. Questa prospettiva ci inorridiva un po, ma l’ospitalità va sempre onorata, e noi non volevamo essere i primi a contrastare questa legge non scritta, vecchia come il mondo.
Quando arriviamo nella grigia e anonima stazione della città, il caldo è avvolgente e l‘umidità è totale. Ad attenderci, una signora bionda e molto abbronzata, che corrispondeva, stando alle descrizioni di mia nonna, alla persona di Teresita. Qualche secondo di incertezza da parte mia e di Giulia, poi finalmente il trio si compone. E da quel momento, solo sorprese.
Ciò che c’eravamo immaginati su Balneario Camboriou, era vero, ma solo in parte. I grattacieli che incombevano nelle immediate retrovie della battigia erano i custodi di una vista incantevole sulla baia di Camboriou, incorniciata e protetta dalla rigogliosa vegetazione tropicale. Il mare era azzurro e calmo, ideale approdo di navigatori, ma soprattutto di turisti, la maggior parte dei quali argentini.
Un decreto governativo vieta la presenza di stabilimenti balneari per tutto il tratto costiero brasiliano. La spiaggia è di tutti, ed ognuno è libero di piantare il proprio ombrellone nell’angolino di spiaggia che preferis
ce. Risultato: più ombrelloni che granelli di sabbia!
I brasiliani adorano passare giornate intere al mare, seduti sulla propria sedia a sdraio, bevendo birra e ascoltando musica ad alto volume, ed ovviamente giocando a pallone…lì dove è possibile!!! Di fatto, riuscire a trovare un pertugio libero, dove sistemare quanto meno un telo da mare, è davvero un’impresa; così come è arduo riuscir a passeggiare sulla battigia. Un vortice di voci e di corpi anima un mondo caotico e pieno di vita che succhia linfa da un’estate senza fine.
Ma bastava fare un paio di chilometri a piedi in direzione nord per far sparire, come per magia, quella miriade di persone e di corpi.
Teresita aveva intuito il nostro bisogno di Natura e ci aveva guidato su una spiaggia, immediatamente adiacente a quella principale, ma desolata è isolata dal caos umano. Qui le onde si facevano più forti, e alle nostre spalle, invece degli inquietanti “palazzoni” in vetro e cemento, sorgeva una fitta foresta che sorvegliava il nostro passaggio. L’ossigeno era puro e l’aria più fresca, e quelli che si avventuravano seguendo la scia delle nostre orme erano davvero pochi. Io e Giulia potevamo tirare un respiro di sollievo e finalmente rilassarci dal viaggio.
Rilassarci per modo di dire, perché il cammino che Teresita aveva studiato per noi era più che impegnativo, inoltre il sole incombeva. In compenso però eravamo ben equipaggiati: scorta di acqua, un po di frutta, cappello, occhiali, crema solare e costume. Per raggiungere il Morro Careca e abbracciare dall’alto la bella baia di Camboriou servivano “solo” gambe e forza di volontà!!! I 35 gradi all’ombra non ci aiutarono affatto, ma una volta arrivati su in cima, dopo due ore e mezza di cammino, la nostra soddisfazione fu totale.
Ma le sorprese non finivano li! Balneario Camboriou, a parte la strada principale che costeggiava il mare, sempre affollata di notte e di giorno, e a parte i locali sovrappopolati da argentini festanti e brasiliani eccentrici, era in grado di regalare ulteriori scorci molto originali.
Infatti, alle spalle della cittadina festante, nascosto (a dire la verità un po troppo nascosto!) e distante dalla mondanità, sorgeva, imponente l’enorme statua del Cristo Luz, una grandiosa rievocazione del più famoso colosso di Rio de Janeiro, di soli 5 metri più basso e di circa cinquant’anni più giovane (38 mt del Cristo di Rio contro i 33 mt del Cristo Luz di Camboriou).
La statua giaceva, grandiosa e serafica, su una terrazza molto ampia e cambiava colore a seconda dell’illuminazione che vi si rifletteva sulla superficie di pietra candida. Purtroppo però, la sua presenza è sin troppo discreta e può sfuggire alla vista del turista meno attento. Infatti, a causa dell’urbanizzazione sfrenata degli ultimi vent’anni, quello che dovrebbe essere il simbolo indiscusso della città, è diventato un suggello per pochi. Nonostante la sua mole, il Cristo Luz appare ingabbiato da una serie di grattacieli iper-moderni che ne pregiudicano la vista dalla spiaggia. Purtroppo nemmeno la volontà divina è stata in grado di frenare l’ingordigia dell’uomo moderno, che ha l’irrefrenabile istinto di costruire palazzi sempre più alti, immemore di ciò che avvenne a Babele, secoli e secoli fa. Ma questa è un’altra storia. Una statua ben più maestosa ci stava aspettando a braccia aperte 1000 km più a nord!
Info utili
Balneario Camboriou è raggiungibile in autobus direttamente da Florianopolis, da cui dista appena 90 km.
Da non perdere:
– Volo in deltaplano, con istruttore, dal Morro Careca.
– Praia dos amores e Praia Buraco
– Teleferica che collega la spiaggia con la Stazione Mata Atlantica, da cui si apprezza una bellissima vista panoramica della città.
– Cristo Luz, situato su uno dei due punti più alti della città.