YOPO: LA MEDICINA SCIAMANICA POTENTE COME L’AYAHUASCA

Oggi sappiamo molto sull’Ayahuasca e quali sono i suoi estesi poteri curativi, ma in pochissimi hanno sentito parlare di Yopo, una pianta sacra proveniente dalla selva amazzonica di Venezuela e Brasile, utilizzata dagli indigeni di queste regioni come medicina sciamanica sin dalla notte dei tempi.

Lo Yopo, il cui nome scientifico è Anadenanthera Peregrina, è un tipo di albero, appartenente alla famiglia delle mimosacee, i cui semi contengono concentrazioni variabili di DMT, bufotenina e 5-MeO-DMT, sostanze psicoattive in parte prodotte anche dalla nostra glandola pineale, in grado di generare allucinazioni particolarmente vivide.
L’uso di piante contenenti DMT, come lo Yopo, specialmente fra i popoli indigeni del Brasile e alcune tribù del sud America, è una pratica antichissima, di solito riservata agli sciamani che la utilizzavano nei rituali per entrare in contatto con gli “spiriti” o in pratiche curative. Si stima che circa 55 tribù della selva amazzonica, ancora oggi, utilizzano lo Yopo come medicina.

COME SI ASSUME LO YOPO

La polvere di Yopo (cohoba) è generalmente soffiata nelle fosse nasali dell’iniziato, attraverso un piccolo tubo biforcuto (la yopera). La quantità di polvere introdotta nelle cavità nasali dipenderà dall’intensità del soffio, che a sua volta determinerà anche l’intensità dell’esperienza.

Come l’Ayahuasca, lo yopo va considerato come una medicina sacra e potente, e non come un’esperienza da sballo. Questa importante premessa presuppone che la cerimonia e la somministrazione della sostanza debba essere presieduta e guidata necessariamente da chi ha dimestichezza e conoscenza profonda di questo campo. Saggezza che può essere quindi posseduta solo da uno sciamano della Selva amazzonica.

La persona sniffa quindi la polvere triturata derivante dalla molitura dei semi di yopo, solo dopo aver ingerito il caapi. Il Caapi è la liana dell’ayahuasca macinata, è fondamentale in questo processo perché favorisce il rilassamento naturale, ma soprattutto disinibisce l’enzima IMAO del fegato, affinché i principi attivi dello yopo non si dissolvano. In questo modo, la medicina potrà fare il suo effetto. In poche parole, la durata e l’intensità dell’esperienza dipendono dalla quantità di caapi ingerita. Ecco perché alcune tribù indigene sono solite chiamare il caapi, “la benzina”.

UN’ESPERIENZA MISTICA

L’esperienza comincia dopo pochi minuti dall’inalazione dello yopo. Mentre il corpo si riscalda, si comincia a percepire un piacevole formicolio che si espande verso l’estremità degli arti e delle braccia. Successivamente si sentirà una sorta di malessere corporale che inviterà l’organismo a depurarsi attraverso il vomito. Come avviene anche con l’ayahuasca, il vomito ha l’obbiettivo fondamentale di disintossicare il corpo e sbloccare i canali energetici, favorendo così un’espansione immediata della coscienza. E’ in questo momento che iniziano le visioni, e si entra in una sorta di trance meditativo, attraverso il quale è possibile smontare i meccanismi che sostengono la struttura cristallizzata del nostro pensiero. Si genera una confusione mentale, che è però indispensabile per poter aprire nuovi spazi percettivi ed elaborare nuovi ordini mentali.

Foto di Ben Johnson da Pixabay

“Lo Yopo permette di vivere un’esperienza di Comprensione globale del nostro dualismo da un punto di vista dell’Amore, favorendo una connessione estremamente gaudiosa ed estatica con il Tutto. Un’esperienza forte, intensa, che va intesa come un’occasione di crescita personale e spirituale. E’ la forza dell’Universo che si manifesta attraverso la magia della Natura.”

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