In Messico, lontano dai clamori del mondo moderno, nascosti tra le alture della Sierra, esistono (ancora) popoli dalle origini antichissime, custodi del germe della vita e del segreto dell’Universo, come i Huicholes, una minoranza etnica che vive nello Stato di Nayarit, precisamente nella Sierra Madre Occidentale. Si auto-definiscono wixàrika (la gente) e parlano una lingua proto-azteca che chiamano waniuki (huichol in spagnolo).
La loro spiritualità tradizionale contempla la raccolta e il consumo del peyote, un cactus dai potenti effetti allucinogeni, che cresce in un luogo mitico da loro chiamato Wirikuta, identificabile con la regione di Real de Catorce, nello Stato di San Luis Potosì.

LA COSMOGONIA HUICHOL E IL VIAGGIO INIZIATICO VERSO WIRIKUTA
“In principio esistevano solo le forze della Natura, e quello che oggi conosciamo come il “Mondo”, era abitato dagli Dei e dagli Antenati, ovvero i primi cacciatori che, provenienti dal mare, s’incamminarono attraverso il deserto, nell’oscurità di una notte silenziosa ed eterna, illuminata solo dalla luce della luna e delle stelle.
Essi erano diretti al Cerro del Amanecer (“La montagna dove sorge il sole”), per conoscere la luce e donarla, finalmente, ai loro posteri, gli uomini che avrebbero abitato il mondo.
Quando arrivarono al Cerro, un grande cervo azzurro si offrì loro volontariamente, e il suo cuore si trasformò in peyote. In quello stesso istante, la luna donò loro suo figlio, un fanciullo cieco e zoppo, ma ottimo cacciatore, il quale gettandosi nel fuoco e attraversando l’inframundo, il mondo degli spiriti, resuscitò come nelle vesti del Sole. Nacquero così la prima alba e la prima battuta di caccia.”

IL VALORE SIMBOLICO DEL PEYOTE
Questa parabola ritrae in maniera molto semplice ed efficace la cosmogonia wixarika, che definisce, con grande abilità poetica, l’eterna peregrinazione degli hikuritamete (“peyoteros”) verso Wirikuta.
Si capisce, anche, come il peyote assuma un un ruolo-chiave nella cosmogonia huichòl, poiché grazie ai suoi effetti, permette agli iniziati di affrontare il lungo e faticoso viaggio verso Wirikuta. Il Peyote, infatti, oltre ad avere proprietà allucinogene, toglie la fame e permette di affrontare la mancanza di sonno e la stanchezza.

IL PELLEGRINAGGIO
Ogni anno, i Huicholes, realizzano questo pellegrinaggio verso oriente, dove si trova la terra sacra di Wirikuta, per ricongiungersi con i propri antenati e con gli spiriti naturali dai quali hanno ricevuto in dono la vita, ovvero il peyote, il cervo inteso come selvaggina e fonte di sostentamento, e l’acqua pura delle sorgenti originarie.

Non tutta la Comunità prende parte a questo pellegrinaggio, ma solo gli anziani, gli sciamani e i peyoteros. Per primi vanno le guide spirituali, i marakames, ovvero coloro che sono in grado di condurre tutti gli altri all’incontro mistico con il peyote, essi rappresentano l’integrità spirituale e la rettitudine morale dell’intera Comunità.
Seguono, poi gli hikuritametes, i peyoteros, ovvero uomini e donne che hanno il compito di trasportare fino al Cerro del Amanecer, meta final del pellegrinaggio, una ciotola e una freccia quale offerta a specifiche divinità del pantheon huichol. Prima di prendere in carico questa specifica missione, nei giorni precedenti il viaggio, essi devono purificarsi, astenendosi da cibo, sesso e sonno.

Vestiti con abiti tradizionali, i huicholes salgono sul Cerro del Amanecer, nella Sierra di Real de Catorce, nel luogo in cui il sole, dopo aver sconfitto gli animali notturni e i mostri dell’Inframundo, si era mostrato al mondo per la prima volta. Prima di entrare in questa terra sacra, però, il marakame presenzia una cerimonia, durante la quale i peyoteros confessano, con estrema sincerità, tutte le proprie avventure sessuali.
Ad ogni confessione, il marakame aggiunge un nodo ad una corda, che alla fine di tutto getterà nel fuoco, sul quale, a loro volta, i peyoteros passeranno mani e piedi.

IL NIERIKA, LO SPECCHIO TRANS-GENERAZIONALE
Questa cerimonia permetterà ai presenti di penetrare il nierika, ovvero lo specchio trans-generazionale in cui il passato e il presente coincidono, e acquisire il dono di “vedere”, facilitato dall’assunzione del peyote durante il viaggio verso la terra sacra di Wirikuta.
L’intenzione è quella di rivivere l’ esperienza visionaria che i loro antenati fecero in quel primo viaggio iniziatico dall’oscurità della notte fino alla luce della prima alba.

L’EVOCAZIONE DEL GRANDE CERVO AZZURRO
A questo punto, il marakame, proietta lo sguardo verso l’orizzonte, provando a scorgere il cervo azzurro, l’animale mitologico che si era offerto ai suoi antenati in forma di peyote. Lancia simbolicamente le frecce attorno al peyote (come simbolo delle quattro direzioni del mondo, i punti cardinali), fa un buco nella terra e interra i peyotes in forma di offerta.
I presenti si uniscono in preghiera e cominciano a cantare. E’ in questo momento che il marakame offre ad ognuno dei partecipanti un pezzo di peyote, affinché ognuno si spinga nel Wirikuta per “cacciare il proprio peyote”. Ancora una volta ricorre il binomio tra cervo/selvaggina e peyote.
Al termine di questo viaggio al termine della notte, i peyoteros, si riuniranno da lì dove si erano separati, ovvero sul Cerro del Amanecer, per condividere il proprio bottino di caccia, composto dai pezzi di peyote tagliati durante la battuta.

WIRIKUTA, LA TERRA DEL PEYOTE
Finalmente, la cerimonia di ricongiungimento con i propri avi e antenati culmina con la nascita del sole, l’essenza vitale da cui tutto nasce e grazie al quale tutto esiste. I huicholes lo ringraziano e tornano a mangiare peyote per tutta la notte, in un non-tempo mitologico in cui divinità e umanità, oscurità e luce, si incontrano per completarsi nel Uno-Tutto, in un mondo immaginario, dove Wirikuta, la Terra del Peyote, è il simbolo della purezza e della forza indigena messicana che risiede in ciascuno dei suoi abitanti.
Tutte le foto che hanno a soggetto i huicholes in abiti tradizionali sono tratte da “HUICHOLES- Los ultimos guardianes del Peyote” documentario del 2015 di Hernàn Vilchez, che parla della storia dei Wixarica e della loro lotta per la difesa di Wirikuta, la loro Terra Sacra, contro lo sfruttamento minerario da parte delle grandi multinazionali straniere.

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