Dopo 6000 km di navigazione lungo il Rio delle Amazzoni, ad oltre un mese di distanza da quando abbiamo salpato dal porto di Belen do Parà, giungiamo finalmente a Tabatinga, lato brasiliano, alla frontiera con Perù e Colombia, la famosa TRIPLE FRONTERA (Tabatinga-Santa Rosa-Leticia). Noi siamo diretti in Perù, rumbo norte, con l’intenzione di risalire l’Ecuador da sud a nord e solo dopo, entrare in Colombia.
È questo un passaggio chiave del nostro lungo viaggio (da Buenos Aires a Los Angeles senza aerei) e ci comporta non poche difficoltà, non ultima capire come uscire dal Brasile per entrare in Perù. Ed è proprio di questo che vogliamo parlarvi nel seguente articolo, senza omettere di raccontarvi quello che accadde durante l’attraversamento. Dunque, procediamo.
“Ogni volta che si attraversa una frontiera, bisogna entrare nell’ottica delle idee che può accadere qualsiasi cosa, perchè state per entrare in un non-luogo, un mondo a parte che non ha nulla a che vedere con il mondo quotidiano. Tutto ciò che accade in una frontiera, o immediatamente a ridosso di essa, è frutto della fantasia, o meglio dello stato d’animo che in quel momento occupa la vostra mente. Ogni cosa, quindi, vibra con estrema sensibilità e si allinea con le corde del vostro essere. L’unica chiave per entrare in questa dimensione è la spensieratezza oltre ad un pizzico di sana incoscienza. Tutto il resto lo deciderà la strada, o come nel nostro caso, il Fiume!”
ALCUNE INFORMAZIONI PRATICHE
Come già accennato, per arrivare a Tabatinga abbiamo attraversato l’intero corso del Rio delle Amazzoni, ben 6000 km, salpando da Belém do Parà e navigando per oltre un mese a ritroso verso la triple frontera. Per conoscere parte della nostra esperienza di navigazione a bordo dei battelli popolari brasiliani, lungo la rotta Belém-Manaus, potete CLICCARE QUI.
Se non volete, è importante, però, che sappiate che la triplice frontiera è quel lembo di terra dove si incontrano Brasile, Perù e Colombia, le cui rispettive città di frontiera sono: Tabatinga, Santa Rosa e Leticia. Una volta arrivati a Tabatinga, per proseguire il vostro viaggio in direzione di Perù o Colombia, dovete espletare le pratiche burocratiche, registrando la vostra uscita dal Brasile per poi passare dall’Immigrazione colombiana o peruviana, a seconda di dove siete diretti, per farvi apporre sul passaporto il timbro d’entrata.
COSA SUCCEDE SE SUPERATE IL LIMITE DI 90 GIORNI DI PERMANENZA IN BRASILE?
N.B: Il visto turistico concesso dal Brasile ai visitatori stranieri è di 90 giorni, non prorogabile. Se per qualsiasi motivo superate questo termine, siete costretti a pagare il corrispettivo di 100 reais al giorno per il totale dei giorni che avete ecceduto oltre quelli previsti. In poche parole, se per esempio siete rimasti in Brasile 98 giorni, quindi 8 giorni in più dei 90 previsti, vi verrà applicata una multa di 100 reais per 8, che potrete pagare o immediatamente, oppure la prossima volta che tornate in Brasile.
Se non saldate questo debito, il Governo Brasiliano vi negherà l’ingresso.
UNA STRANA FRONTIERA
La nostra esperienza di frontiera si rivelò presto assurda, degna quindi di essere raccontata.
Quando arriviamo a Tabatinga, dopo alcune ore di navigazione da Benjamin Constant, in motoscafo, data la vicinanza tra le due città, troviamo un ambiente surreale, il cui ricordo fa ancora vibrare le corde della nostra immaginazione: navi, piccole imbarcazioni in legno, empori sull’acqua e passerelle ovunque. Un mondo audace, frenetico e pieno di vita.
Si percepiva una bella energia, che evidentemente giungeva dai lembi dei tre diversi Paesi in questione (Brasile, Perù e Colombia). Sebbene, oramai non eravamo nuovi al mondo amazzonico, quell’ambiente ci colpì tantissimo e ancor di più ci colpì l’ufficio dell’immigrazione peruviana. Era situato in una delle tante palafitte, raggiungibile solo via barca, acqua ovunque, fino agli ultimi gradini che conducevano all’ingresso.
Anche il funzionario che ci ricevette, ci apparve strampalato; con una pancia prominente ed un pizzetto arguto, sembrava che sapesse già del nostro arrivo, sebbene come anche lui ci disse, di viaggiatori da quelle parti non ne passano poi tanti. Una volta apposto il timbro d’entrata sul passaporto, eravamo ufficialmente in Perù. Dovevamo però proseguire, giacchè non era auspicabile rimanere incastrati in quel mondo in bilico tra frontiere. Toccava quindi capire quale barca “afferrare” per proseguire la spedizione, e soprattutto quando partire. Facemmo vari tentativi, e quando finalmente rintracciammo la “nostra” barca, “La Gran Loretana”, ci dissero che sarebbe partita solo il pomeriggio del giorno seguente. Immaginate che felicità!
Passammo la notte nella barca vuota, alla fonda in una distesa acquitrinosa, interamente coperta da piante acquatiche, accompagnati dall’insopportabile ronzio dei mosquitos e da un caldo umido e soffocante. Per di più, l’equipaggio della nave sembrava essere uscito fuori da un film horror, tra inservienti orbi e senza braccia, marinai effeminati ed energumeni dallo sguardo truce. Di fronte a noi la cittadina di Deslandia, il cui nome suonava come l’inquietante contrazione di Desesperados-Landia. Sembrava tutto irreale, eppure era più tangibile che mai. Ci sentivamo addosso una strana angoscia, ma era semplicemente la stanchezza che avevamo sin lì accumulato, l’opprimente energia del Rio che ci aveva accompagnato per ben 6000 km.
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Affidati a noi, siamo viaggiatori esperti, conosciamo molto bene queste zone, e saremo felici di mettere al tuo servizio la nostra esperienza. Noi crediamo in un turismo più lento e responsabile, che privilegi il contatto con i popoli e la natura, e dia priorità all’esperienza diretta.
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