MYANMAR: VALE LA PENA FERMARSI A YANGON?

UNA SCOMMESSA CHIAMATA YANGON

Già, vale la pena fermarsi a Yangon per qualche giorno? Oppure è meglio, una volta atterrati, partire subito alla scoperta delle più accreditate attrazioni del Myanmar? È una domanda che ci siamo fatti noi, e che si fanno tutti, e il più delle volte (principalmente per motivi di tempo) prevale la seconda soluzione: muoversi subito. Noi, però, abbiamo provato a dare una chance a Yangon, perché pre-sentivamo che avremmo potuto incontrare qualcosa di interessante! E così è stato. La nostra si è rivelata una scelta molto azzeccata! 

Yangon Longy

TRA GIUNGLA TROPICALE E RIFLESSI COLONIALI

Un tempo capitale del Myanmar (quella attuale è Naypyidaw), Yangon è oggi una metropoli a tratti interessante, a tratti fatiscente, che conserva ancora un’evidente impronta coloniale (essendo stata colonia Britannica dal 1824 fino al 1948), nonostante gli edifici sembrino ormai declinare verso un’inarrestabile decadenza. Quello che colpisce di questa città è però senza dubbio la sua lussureggiante vegetazione che appare totalmente inglobata nel tessuto urbanistico. Tuttavia a prevalere è il disordine, i cui riflessi si notano chiaramente nelle numerose bidonville che sorgono come funghi ad ogni angolo di quartiere. Tutto segue una logica immateriale ed intangibile, che è quasi una conseguenza diretta di come i Birmani concepiscono la vita. Vige di fatto uno stato di rassegnata serenità, tipica della maggior parte dei popoli del Sud-est asiatico, che si riflette inevitabilmente nel tessuto urbanistico di Yangon.
La bellezza di Yangon sta, però, nell’armonica convivenza tra lo stile coloniale dei decadenti palazzi risalenti all’epoca della dominazione britannica (1824-1948), la giungla tropicale, così vivida e lussureggiante, e le architetture eteree e fiabesche dei templi buddisti, la cui massima espressione è rappresentata dall’immensa stupa dorata della Shwedagon Pagoda, alta 99 metri e visibile da ogni parte della città.

Yangon 08

“La cosa che più ci piace di Yangon è che la natura e la città sono totalmente interconnesse, e si fondono in maniera armonica, nonostante l’ampia estensione della città e l’urbanizzazione accelerata degli ultimi decenni.”

LE ATTRAZIONI DI YANGON: COSA FARE E VEDERE IN CITTÀ

Iniziamo l’esplorazione di Yangon dalla zona centrale, lì dove per intenderci si trovano i due parchi cittadini più estesi, e dove noi abbiamo stabilito il nostro quartier generale, ospiti di una Guest House dall’architettura un pò pacchiana, ma molto accogliente  (Shwe War Guest House). Ci troviamo nei pressi dell’Ambasciata Giapponese, in una stradina secondaria che sbuca proprio di fronte al lussureggiante Kan Daw Gyi Park, un parco bellissimo dove si può andare a rifocillarsi dal caldo asfissiante e soprattutto dai fumi grigi prodotti dal traffico metropolitano.

  • Il Kan Daw Gyi Park in questione ospita al suo interno l’omonimo lago, al centro del quale, a sua volta, spunta, imponente, come un gigantesco fiore di loto dorato, il Karaweik Palace, simbolo del potere regale del Myanmar e… logo inconfondibile della birra più famosa del Paese, la Myanmar Beer!

    palace yangonIn quest’oasi di pace e di verde sarà bello passeggiare sotto la folta chioma di alberi giganteshi, sulla scia di sinuosi sentieri e dolci ponti in tek (la maggior parte dei quali attualmente in restauro) che attraversano le acque color smeraldo del grande lago interno. Questo parco per noi è stato un vero e proprio rifugio, e siamo certi lo sarà anche per voi, una volta stanchi dell’avvolgente energia metropolitana che caratterizza Yangon specialmente nel suo Down Town. Inoltre, all’interno del parco, ci sono, disseminati, qua e là, vari baretti e ristoranti sempre pronti ad accogliervi per ristorarvi con una bevanda fresca o un piatto tipico.

  • Proprio di fronte al Kan Daw Gyi Park, all’altezza di Kyar Tawya Street, nel cuore di un’area urbana molto concentrata, spunta, come una visione, offuscata dalla perenne calura tropicale, l’immensa stupa dorata della Swedagon Pagoda, alta ben 99 metri! Si tratta del simbolo indiscusso di Yangon, e principale luogo di pellegrinaggio di questa grande metropoli. Una visita a questo santuario è assolutamente consigliato, giacchè si respira un fervore religioso che certamente non sfuggirà alla vostra sensibilità. La gigantesca cupola dorata si trova nel cuore di un ampio complesso religioso, raggiungibile attraverso una lunghissima scalinata, lungo la quale si concentra un’infinità di bancarelle e centri di artigianato, che vendono souvenirs e oggetti per il culto.

    Swedagon Pagoda
    L’ingresso alla Swedagon Pagoda costa 10.000 Kyatt a persona e vale certamente la pena.

  • A questo punto, prima di cominciare a scendere verso il Down Town, vi consigliamo di spostarvi sulla Shwe Gone Daing Road, a nord-est della Swedagon Pagoda, e di fare un salto alla Chauck Htat Gyee Pagoda dove si trova un grandioso Buddha Reclinato di ben 65 metri di lunghezza e 17 metri di altezza. Un’opera incredibile, quasi surreale, che evidenzia la grande devozione del popolo birmano verso le sue serafiche divinità.buddha reclinato
  • Negli immediati pressi dell’immenso Buddha Reclinato, si trova poi un’altro pezzo da novanta, in tutti i sensi. Stiamo parlando del Grande Buddha dorato, alto ben 14 metri e custodito nel ventre della Ngar Htat Gyee Pagoda. È  questa un’effige imperdibile, soprattutto per l’importanza che essa riveste nell’ambito del culto locale.
  • Scendiamo finalmente verso sud, verso il Down Town, dove si concentra la maggior parte degli ostelli e degli hotel, ed il cui centro è simbolicamente rappresentato dalla Sule Pagoda, il cosiddetto Km Zero di Yangon. Da qui, si sviluppa un reticolato di strade molto più coerente e razionale rispetto alla parte alta della città, retaggio di una presenza europea molto radicata.  Sempre qui si incontra la maggior parte degli uffici consolari e degli edifici coloniali, situati non a caso in prossimità del fiume (Yangon River) e del porto fluviale, lungo il quale si sono sviluppati, sin dal periodo Britannico, i maggiori traffici commerciali.

    L’approccio visivo con il Down Town di Yangon è contrastante, giacchè predomina per le strade una evidente decadenza architettonica, cui si aggiunge un’incuria a tratti imbarazzante degli edifici e delle strade. La bellezza di Yangon non è affatto oggettiva, e traspare latente tra le crepe del suo antico passato coloniale.

    yangon

  • Uno dei luoghi imperdibili del Down Town di Yangon è il suo quartiere cinese, una delle ChinaTown più antiche d’Asia, dove la comunità sinofona è molto radicata. Lo si nota dalle proposte culinarie, dai volti della gente e dalle inconfondibili lanterne rosse. Il quartiere cinese è certamente uno degli scorci più interessanti in assoluto di una Yangon sempre più poliedrica e multiculturale.Rocco Sur China Town
  • Concludiamo il nostro itinerario street nel porto fluviale di Yangon, dove ci apprestiamo a prendere un Ferry Boat che in 15 minuti ci porterà dall’altra sponda del Fiume, alla scoperta del suo sobborgo più modesto e popolare, meglio conosciuto con il nome di Dala.
    A Dala vive una notevole fetta della popolazione di Yangon, che ogni giorno prende il traghetto per venire a lavorare nella parte “più sviluppata” della città o per venire a vendere le proprie mercanzie. Il sobborgo di Dala è uno spaccato sociale molto interessante dal punto di vista antropologico e quindi fotografico. Noi non ci aspettavamo affatto tanta umanità, e siamo rimasti colpiti da un mondo vitale e dinamico seppur nella sua modestia e povertà. Addentrandoci tra le sue strade, a bordo di un rishow, ci siamo ritrovati nel cuore di villaggi molto poveri, dove non ci sono fogne, condutture, nè servizi minimi.

    rishow
    Dala è un mondo a parte, alquanto disagiato, che però colpisce l’attenzione e ruba l’anima. Qui, dalla parte opposta del fiume, lontano dalle mille luci della grande metropoli, c’è ancora gente che si procura l’acqua, raccogliendola dal lago e trasportandola a spalla vrso la propria baracca.

pozzo Yangon

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