“IL MIO GRAND TOUR INIZIA DA UNA SCRIVANIA VECCHIA E TARLATA”

RIFLESSIONI E SCOPERTE

“Resta da capire come un libro possa suscitare in me tali e contrastanti vibrazioni, conscio in particolare del fatto che a non sapere di che libro si tratta resto l’unico dei dintorni.
E in questo caso anche un pomeriggio romano, escluso da parametri oggettivi e temporali, può apparire un flash nel buio delle mie certezze.

Non sono ancora, però, convinto del mio girovagare, a volte confondo orizzonti spaziali sin troppo distanti con giardini fatiscenti che inglobano, visti dal mio balcone, rovine e acquedotti dichiaratamente fantasmi.

Non so di fatto, e mi sembra abbastanza raro, da dove far cominciare il mio Grand Tour, se di questo si tratta; non certo posso farlo iniziare tra le fondamenta di una basilica paleocristiana, sita su un colle della mia terra natia, ignorata da troppi secoli, e per di più sommersa da erbacce e bottiglie di plastica vecchie ormai di decenni.
Mi contorco la testa per trovare una soluzione concreta e soprattutto idonea al mio viaggio iniziatico, che di certo non voglio si spinga, senza freni, per i dirupi di montagne infernali, piene di calanchi, come fossero profonde cicatrici di guerra riportate da commilitoni ingenui e drogati durante ultimi conflitti bellici.
Che poi mi sembra un contro senso parlare di ultimi, perché la parola ultimo connessa con le susseguenti “conflitti-bellici “non ha proprio senso di esistere, forse ancor meno dello skyline di Tallinn, o delle discariche di vecchi computer che soffocano, con il placido consenso di tutti, pianure desolate di morenti stati africani.
Ma tornando al mio viaggio, sarei tentato di iniziare dalle terre cosparse, come funghi, da curiose creazioni falliche, opera geniale di Nostra Madre Natura, che con una pazienza di millenni ha soffiato e corroso col suo respiro le distese tufacee dell’altopiano anatolico. Risultato: comignoli che in cima, in luogo di nidi di cicogne, vantano dei curiosi berretti di pietra, e come li chiamano, hai detto? Ah si Camini delle fate.

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Ah ah ah! sarà forse la mia scarsa capacità immaginativa, sarà la mia costante dedizione alla scienza, ma io di fate in quelle zone così marziane ne ho viste ben poche.
L’unica effige che si avvicinasse ad una figura femminile per così dire aggraziata, era il disegno di un monaco dai tratti androgini, sulla volta dell’interno di uno di questi camini, che poi più che altro mi sembrano grotte.
Di chi mai si sia trattato lo ignoro, come molte altre cose, l’unica notizia che ricordo spontaneamente e sempre menziono è la ridicolaggine di un tale San Basilio che, folle forse per l’età e a questo punto demente, andò a predicare il vangelo su questo altopiano sabbioso, polveroso, arido e inospitale. Tanto lucido non doveva essere, anche se a ridersela ora sono i Turchi che si sono inventati, pur di attrarre turisti, i voli in mongolfiera su questi peni irti, e ne arrivano come mosche, di turisti, il che mi fa pensare che sempre questi turchi sono stati un attimino più furbi del caro vecchio Basilio, forse reso inerme da un’inspiegabile demenza senile…sai all’età di 324 anni mi chiedo come mai abbia potuto esser colto da tale e brutto male!

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No decisamente no, su questa landa troppo affollata io non m’incammino, tanto meno me ne vado sulle orme di quel tale* che si inventò la danza rotante ed oggi si ritrova pure un mausoleo**. Sì sarà pure una bella cosa teorizzare un movimento universale di gonne, di braccia di teste, ma a me pare che, una volta terminata questa evoluzione, i nostri poveri dervisci siano già belli e andati, dementi pure loro, non senili però.

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Insomma non ha senso continuare questa pantomima, avrei fatto prima a seguire il prode don Chisciotte, e forse avrei imparato molte cose in più di quelle che ora sono costretto a studiare su questa scrivania, vecchia impolverata, becera, infame e decadente.
Anzi, ora che ci penso, sapete che vi dico: Io il mio Grand Tour lo faccio iniziare proprio da qui, fiero, impettito ed orgoglioso, da questa scrivania, ormai vecchia e tarlata.”

 

*Sufi, o Rumi, mistico del XIII sec. che teorizzò il cosiddetto movimento universale, dando origine alla danza dei dervishi rotanti.

**Il corpo di Sufi giace tutt’ora nel Monastero di Konya, un paese turco che si trova nell’altopiano centrale dell’Anatolia.

 

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