GIAPPONE DA SCOPRIRE: CHE COS’E’ IL GOSHUIN?

VIAGGIARE IN GIAPPONE CON UN GOSHUIN NELLA BISACCIA

Anche questa volta torniamo dal Giappone con in dote un dono molto prezioso, con un goshuin da custodire gelosamente nella nostra bisaccia. Abbiamo come l’impressione che diventeremo compagni di viaggio inseparabili, e assieme andremo alla scoperta di tanti e nuovi templi.
Un tassello da aggiungere alla nostra conoscenza sempre più intima di un paese ricco di storia e rituali.
Ma che cos’è un Goshuin? E in quali meandri ci stiamo insinuando? scopriamolo insieme.
Il viaggio in Giappone continua…

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LA PRATICA ANTICA DEL GOSHUIN

Viaggiando per il Giappone, vi è mai capitato di entrare nei templi buddhisti e shintoisti, e di osservare turisti, per lo più locali, disposti in fila nei pressi della biglietteria o del negozio di souvenir in attesa di qualcosa?
Sicuramente si, ebbene, i personaggi in questione stanno pazientemente attendendo che il monaco calligrafo apponga un timbro specifico sul loro quaderno personale, in poche parole stanno aspettando di ricevere un goshuin.

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Letteralmente, goshuin significa “sigillo rosso”, ed è un’usanza risalente al Periodo Edo (1603-1868), in base alla quale il pellegrino certificava la propria visita, facendosi apporre su un foglio di carta bianca un timbro di inchiostro rosso, in sovrapposizione ad un sutra (ovvero trascrizione degli insegnamenti del Buddha) in inchiostro nero.

“Sebbene in origine fosse una peculiarità dei templi buddhisti, successivamente, la pratica del goshuin di estese anche ai Jinja shintoisti, in linea con quel curioso, quanto interessante fenomeno di sincretismo religioso che coinvolge tutto il Giappone e che riguarda la sovrapposizione e la convergenza di pratiche di diverso credo religioso.”

Quando si entra in un tempio buddhista, in genere, ci si toglie le scarpe, in segno di rispetto, e si prosegue verso il luogo di culto. Si trovano qui i monaci calligrafi, pronti a prendere in consegna il vostro shui-cho (libricino pieghevole a fisarmonica) e ad apporre sullo stesso, in cambio di una piccola somma in denaro, uno shuin, ovvero un timbro/sigillo, chiamato anche goshuin (dove go sta per prefisso onirifico).
Si tratta, come detto, di una pratica risalente al periodo Edo (1603-1868), quando i fedeli ricevevano dai monaci un foglio con un timbro rosso, in cambio di un sutra (o shakyō) copiato a loro cura, indicante un desiderio personale.
Per i credenti, fare un sutra è considerato di buon auspicio e serve ai monaci per fare pratica e, allo stesso tempo, allinea il fedele verso il Nirvana.

Lo stile dello shuin, ovvero del timbro, cambia a seconda del tempio, e di solito è l’alto sacerdote del tempio, il Kannushi nel caso di tempio shintoista, che scrive in calligrafia, il nome del tempio, la divinità cui quest’ultimo è dedicato, e la data della visita del fedele. Non tutti i templi, però, rilasciano questo servizio.

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Di solito in cambio del goshuin viene chiesta al fedele una somma simbolica che oscilla tra i 300 e i 500 yen, e che servirà quale forma di sovvenzionamento per il tempio.

DOVE SI POSSONO COMPRARE I LIBRETTI SUI QUALI APPORRE GLI SHUIN?

Se anche voi, come noi, siete rimasti colpiti da questa antica pratica rituale, potete comprare presso lo sportello dei souvenir di quasi tutti i templi buddhisti e shintoisti, uno shuin-cho, che diventerà il vostro personale collettore di goshuin. Un libricino può costare tra i 1000 e i 2000 yen, a seconda della manifattura. Il nostro per esempio, che vedete nella foto sottostante, ci è costato 1200 yen e l’abbiamo acquistato all’interno del celebberrimo Kotokuin di Kamakura, dove si trova il Buddha Daibutsu più grande del Giappone, e alla cui figura siamo particolarmente legati.

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L’intenzione di voler iniziare questa pratica può seguire motivazioni religiose quanto laiche, l’importante è che venga considerata con il giusto rispetto e con la giusta attenzione. In fin dei conti, buddhisti, shintoisti o cattolici che siate, quella di peregrinare da un tempio all’altro è pur sempre una sana iniziativa che ci/vi riconcilia con il nostro/vostro Io interiore.

In tutti, i casi, sappiate che per i buddhisti e gli shintoisti, il Goshuin è sacro e come tale va trattato!

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