Io e Giulia amiamo molto gli animali, ma ce ne sono alcuni che hanno su di noi un potere particolare e, pur di incontrarli, saremmo capaci di andare in capo al mondo. Tra questi animali c’è appunto il Capivara! Ma di che si tratta esattamente???
Il Capivara è il roditore più grande del mondo ed assomiglia ad un castoro con la forma di cane e con la mole di un cinghiale. Solo un po più piccolo. Il giorno che attraversammo la frontiera Uruguay-Brasile passammo nei pressi di una grande riserva naturale che ospitava, tra gli altri, anche una nutrita comunità di Capivara.
Ma era notte fonda, e quindi niente Capivara! Da quel momento in poi non c’era stata più nessuna possibilità di incrociare la strada con quegli strani animali. Ma le cose avvengono sempre quando meno te le aspetti ed anche nel nostro caso successe più o meno così. Ma andiamo per ordine. Nel frattempo Io e Giulia avevamo proseguito il nostro viaggio ed eravamo giunti a Curitiba, capitale dello Stato Brasiliano del Paranà. Eravamo ospiti di Susanna, una gentilissima ragazza che avevamo conosciuto in Uruguay, appena un mese prima.
Ci aveva sorpreso, sulla strada tra Cabo Polonio e Valizas, a fare un improbabile autostop. Forse impietosita dalla nostra precaria condizione, ci aveva accolto sul suo fuoristrada e ci aveva provvidenzialmente ricondotto, sani e salvi, al nostro ostello malandato. A Curitiba ci eravamo incontrati di nuovo, anzi avevamo espressamente ricevuto il suo invito; così nei giorni di permanenza in casa sua, avevamo approfittato della sua gentilezza per visitare quasi tutta la Città. L’impressione che ne derivò fu inizialmente ambigua. Più che altro perché avevamo dato per scontato che Curitiba fosse una città verdissima. In effetti, molto spesso se ne parla come di una città molto attenta all’ambiente e che, da qualche anno, applica assiduamente una politica eco-sostenibile. C’è perciò una maggior attenzione, rispetto alle altre città brasiliane, per il riciclaggio di materiali più in uso. Inoltre la maggior parte degli autobus urbani si alimentano ad eco-Diesel, e recentemente è stata inaugurata anche una efficiente ciclovia. A parte tutto ciò, però, di verde non ci parve di scorgerne molto.

Il centro storico non ha particolari edifici di pregio, ed i generale il traffico delle automobili, durante la settimana, non è per nulla facilitato. I molti grattacieli non agevolano la vista, e l’eccessiva urbanizzazione, seppur molto coerente, rende l’aria piuttosto umida.
Le cose cambiarono, quando, ci spostammo nella parte nord della città. Lì, una macchia verde e uniforme dona a tutto il centro cittadino una veste al contempo selvaggia ed elegante!
Il Bosque Zaninelli, il Bosque Alemao, il Parco São Laurenco, il meraviglioso Parque Tanguà, nelle cui immediate vicinanze sorge, avvolto dalla mata atlantica l’Opera de Arame, un teatro rotondo totalmente in ferro che ospita eventi di musica lirica di livello internazionale; il Parque Tinguì, dove svetta l’imponente Memoriale Ucraino, ed infine, ad ovest, il verdissimo quartiere residenziale di Santa Felicidade, che ospita il Parque Bariguì, puntualmente servito da un efficiente servizio di linea.
Praticamente è tutta questa parte a dare a Curitiba la prestigiosa nominata di Città verde! Di parchi cittadini se ne contano addirittura 19! Ma di fatto la parte urbana non interagisce spontaneamente con quella più verde, e i Curitibani, anche per questo motivo, non frequentano i bellissimi parchi esistenti, come avviene nelle nostre città europee. Si tratta praticamente di due blocchi ben distinti; anche perché per raggiungere la maggior parte dei parchi bisogna o avere la macchina o avere il tempo di andare con i mezzi pubblici. Solo il Jardim Botanico, che peró si trova ad est del Centro ed ospita la famosa serra di piante esotiche, è più facilmente raggiungibile.
Ma a parte questa breve panoramica sulla città, torniamo alla nostra passione per i Capivara, che vi avevamo accennato all’inizio.
Una sera, Giulia e Suzanna decisero di andare a fare Yoga in uno dei tanti parchi cittadini, precisamente nel Parque Barigui. Qui, due volte a settimana e per tutta la stagione estiva, alle ore sette, un maestro dava lezioni gratuite a chiunque fosse ben disposto. L’iniziativa piacque talmente tanto, che nel giro di poco tempo gli allievi erano diventati più di 150.
Il Viaggio, la continua mobilità e l’inevitabile instabilità che ne derivavano stavano gravando, in maniera preoccupante, sul nostro equilibrio mentale. Così Giulia, di solito assidua praticante, aveva colto l’occasione al volo ed era andata con la cara Suzana al Parco a fare Yoga. Io, per contro, in generale non particolarmente interessato alle discipline orientali, avevo ritenuto più opportuno restare a casa e dedicarmi alla lettura di un buon libro (“Un indovino mi disse” di T.Terzani ndr).
La serata era proseguita, per quel che mi riguardò, molto tranquilla e proficua dal punto di vista dello studio. D’altronde la lettura è sempre stata per me uno strumento di riflessione e di ricreazione molto efficace. E purtroppo durante il viaggio, di occasioni di quiete così invitanti non se ne presentano molte. Mentre leggevo assiduamente le straordinarie avventure da reporter in Asia di Tiziano Terzani, la porta si aprì di colpo, interrompendo la mia concentrazione. L’iniziale spavento lasciò subito il posto ad un sorriso rilassato, non appena mi accertai che si trattava di Giulia e Suzana. L’inarrestabile energia di Giulia finì per conquistarmi (come sempre!) totalmente, tanto da farmi abbandonare il mio prezioso libro sul divano per correre da lei. A parte gli affettuosi convenevoli, aveva una notizia importante per me. Io, però, colto di sorpresa, non riusciì minimamente ad individuare il fuoco della bella novità. Tentai in tutti i modi di indovinare, ma Giulia, volutamente schiva e sfuggente, continuava il suo giocoso interrogatorio. Solo dopo svariati minuti, ormai demoralizzata dalla mia scarsa capacità di intuizione, prese il telefono e mi mostrò con estrema soddisfazione un video. Io, più che mai perplesso, raccolsi l’invito e lo avviai. Le immagini mostravano un gruppo di persone, intente a fare Yoga, alla luce del tramonto. Sullo sfondo, lo sky-line del centro di Curitiba e, molto più vicino, una sagoma di un animale molto simile ad un cane o ad un cinghiale. Cercai lo zoom per vedere meglio, poi, dopo un attimo di silenzio, Giulia scoppiò in una risata molto divertita in cui mi confermava che si trattava proprio di un Capivara. La mia reazione fu immediata, ed entrambi scoppiammo in grida di fanciullesca eccitazione. Mentre meno se lo aspettava, durante la lezione di Yoga, Giulia era riuscita a scorgere un Capivara e compiere almeno in parte la sua missione. La cosa che ci impediva di esultare apertamente era che io avevo assistito all’emozionante incontro, solo tramite l’occhio silenzioso di una piccola e sfocata telecamera di un telefono.Il giorno seguente, perciò, Giulia mi aveva accompagnato nello stesso parco, dove decine di Capivara, brucano abitualmente la rigogliosa vegetazione del lungo fiume. La sicurezza di incontrare un altro Capivara, questa volta insieme, ci era stata indotta da Suzana, la quale, con estrema tranquillità ci aveva confermato che numerose famiglie di quegli strani roditori, vivono ignorati dall’orda di sportivi che, all’imbrunire, invade il parco per sfogare lo stress accumulato durante la giornata di lavoro.
La facilità della nostra missione fu però compromessa da un temporale tropicale che, appena arrivati, ci colse di sorpresa bagnandoci totalmente e costringendoci a rifugiarci prima sotto un portico e poi in macchina. Quando la tempesta terminò, la notte era ormai giunta e all’indomani saremmo già ripartiti alla volta di San Paolo.

Per quanto mi riguardava, dovevo ancora aspettare per incontrare il simpatico Capivara!
Foto by: GiuliaMagg (www.giuliamagg.com)
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