Claudia Moreschi, fondatrice del Blog di Viaggi TRAVEL STORIES, viaggiatrice incallita e blogger di successo. Una che di viaggi se ne intende, una che per seguire la sua passione ha sacrificato (o meglio scambiato) il posto fisso per una vita più libera ed appagante. Ma non è tutto oro quello che luccica, perché dietro il suo blog ormai di pubblico dominio, c’è il lavoro costante di una professionista del web, sempre attenta ad una comunicazione efficace e mirata.
Noi, Claudia, l’abbiamo conosciuta l’anno scorso, in occasione del Festival dei popoli e delle culture di Lecco- Immagimondo, dove siamo stati invitati entrambi come ospiti, e la prima cosa che ci ha colpito di lei è la riservatezza, e poi la chiarezza di idee. Ma andiamo a conoscere meglio questa coraggiosa viaggiatrice!
Ciao Claudia, benvenuta nel nostro blog, la tua storia e soprattutto il tuo modo di raccontare storie ci è piaciuto sin da subito, e così ci è venuta voglia di sapere di più dei tuoi viaggi e della tua vita, perché siamo sicuri possa essere da spunto a chi ti legge. Ti definisci una Hippie-girl con il piglio dell’Est? Ma in che senso?
“Sul mio blog mi presento come una “hippie girl con il cuore a est”, perché mi sento un po’ una hippie mancata, in ritardo sulla tabella di marcia (gli anni ’70 sono passati da un pezzo); il mio stile di viaggio è proprio quello: mi lascio ispirare sempre dalle mete più avventurose e mistiche, spirituali, e il richiamo viene quasi sempre da est.”
Il tuo blog, TRAVEL STORIES, è diventato ormai una vetrina importante per chi ama viaggiare in solitaria, e siamo sicuri che sei il punto di riferimento di molte ragazze che non si fermano ai pregiudizi e alle paure (comunque legittime) di viaggiare da sole. Probabilmente la tua vita è cambiata proprio da quando hai deciso di partire per il Sud-est asiatico in solitaria. Giusto?
Cosa ti ha dato quell’esperienza, oltre a spingerti a scrivere un libro dal titolo davvero evocativo, “Clamore in Asia”?
“La mia vita si è letteralmente trasformata dopo la mia esperienza di 5 mesi in viaggio da sola in Asia. Ho davvero chiuso una vita per aprirne una totalmente nuova. Sono tornata completamente diversa rispetto a come ero partita, con nuove prospettive, nuove idee di vita, e tanti insegnamenti raccolti durante il percorso. Quel viaggio (che io chiamo “il mio viaggione” perché è stato un viaggio lungo e sui generis che non può essere paragonato a nessuno dei viaggi fatti prima) è stato illuminante: è stata un’esperienza altamente formativa che mi ha insegnato molto su di me e sul mondo e che mi ha dato tantissimo soprattutto in termini umani. Viaggiando da soli si ha la possibilità di fare incontri straordinari con le persone, entrando in contatto speciale con loro. Ho voluto raccontare le tappe del mio viaggio, le emozioni vissute durante il viaggio e la mia esperienza in un libro per dare informazioni pratiche, ma anche per spronare altre persone a fare lo stesso: cambiare vita e viaggiare da soli è possibile!”
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Ma a proposito di esperienze cruciali, nel tuo sito c’è proprio una sezione dedicata al “cambiare vita”, ebbene tu sei un esempio lampante che cambiare in meglio si può. Ce lo confermi?
Come ci sei riuscita? Sappiamo che è questa una domanda ampia e contorta, ma ci racconteresti le fasi salienti della tua evoluzione?
“Quando ho deciso di partire per il mio “viaggione” ho deciso anche di licenziarmi. Diciamo che le due cose sono nate insieme: cambio vita, mollo tutto e mi prendo un periodo per riflettere, staccare e inaugurare un nuovo capitolo della mia vita. Quale modo migliore se non viaggiando? Arrivavo da una situazione lavorativa altamente insoddisfacente e logorante; quando ho capito che la mia salute fisica e mentale ne stava risentendo troppo ho deciso di dire basta. Così mi sono chiesta “Cosa vorrei fare veramente? Perché non cerco di realizzare il mio sogno?” e mi sono detta che avrei fatto il possibile per cercare di realizzarlo. In fondo la vita è una sola.. ed è meglio non avere rimpianti ma provare sempre a cambiarla.”
Spostandoci, invece, un po’ più verso il mondo digitale\virtuale, oggi si parla tanto della figura di Travel Blogger, che suscita sempre più curiosità, e a volte scetticismo. Secondo noi, essere Travel-blogger significa sfruttare principalmente le proprie abilità e specializzazioni. Quali sono le tue?
“Ho sempre lavorato nel mondo della comunicazione, già prima dell’arrivo di blog e social media, ma con i social e i blog tutto è esploso ed ho trovato la mia vera dimensione: da anni lavoro come social media manager, scrivo articoli e testi per il web e sono traduttrice. La vera differenza è che ora – finalmente – lo faccio da freelancer, cioè sono libera e, soprattutto, sono il capo di me stessa: questo era il mio sogno quando ho deciso di cambiare vita e partire per l’Asia.”
Inoltre, essere Travel blogger significa anche lavorare con enti pubblici ed aziende private, ed il rischio è sempre quello di demistificare l’essenza stessa del viaggio, “commercializzando” il proprio talento di viaggiatore. A nostro avviso, invece, tu sei riuscita a mantenere la tua originalità di viaggiatrice e a conciliarla con le richieste commerciali, che immaginiamo, ricevi di frequente. A tal proposito, quale consiglio ti senti di dare ai blogger che si trovano a questo bivio?
“Personalmente non mi sono mai sentita a mio agio tra blog tour e rapporti con gli enti del turismo, perché l’ho sempre visto come la produzione di contenuti forzati e non naturali, con blogger spesso in competizione per aggiudicarsi like, viaggi o weekend a scrocco. Io invece sono per la libertà anche sul mio blog: voglio essere io a raccontare e scrivere quello che sento, senza vincoli o richieste di terzi. Ognuno può fare quello che crede però personalmente consiglio di stare molto attenti a non farsi condizionare troppo dalle richieste commerciali: quello che piace e colpisce i lettori dei nostri blog è proprio la nostra spontaneità e originalità, il fatto di trasparire e raccontarci per quello che siamo; basta poco perché i nostri lettori si accorgano che non siamo spontanei e i nostri articoli sono solo spot commerciali.”
Ed ora una domanda un po’ provocatoria: tu ti senti più viaggiatrice o più Travel-Blogger?
“Io mi sono sempre sentita una travel-blogger un po’ anomala, tanto che ho abbandonato questa definizione (oramai abusata e bistrattata) già da tempo. A chi me lo chiede, rispondo che scrivo di viaggi e racconto i miei viaggi sul mio blog. Ho sempre preferito essere una viaggiatrice che ha un blog piuttosto che una blogger che viaggia. Quindi sì, in primis sono una viaggiatrice.”
Beh, fosse per noi, staremo qui a farti ancora tante altre domande, ma non vogliamo abusare della tua disponibilità. Vogliamo chiederti però un parere su un tema a noi tanto caro, l’America Latina. Da “Hippie girl con il cuore ad est”, pensi mai ad andare da quelle parti? Che cosa evoca nella tua mente il nome America Latina?
“Tema molto caro anche a me, visto che non sono mai stata in America Latina (mea culpa!) e voi siete proprio gli interlocutori perfetti! Vorrei tanto sopperire a questa mia lacuna prima o poi… anche perché ok che se devo ascoltare il mio cuore andrei sempre a est, ma vorrei sfidare la mia natura e andare più spesso anche a ovest. Se penso all’America Latina ciò che mi ispira di più sono i paesaggi andini, la foresta dell’Amazzonia, gli spazi infiniti nella natura. comunque sappiate che sto pensando seriamente alla mia prima meta in America Latina! Devo provvedere presto..”
Beh, dopo questo volo pindarico noi ti salutiamo, e speriamo di incontrarti ancora, che sia ad est o ad ovest, non farà differenza, sarà soltanto un piacere.
POTETE SEGUIRE LE AVVENTURE DI CLAUDIA SUL SUO BLOG www.travelstories.it