MYANMAR: MRAUK U E IL MISTERO DELLE SUE ANTICHE ROVINE

THE LOST CITY OF MRAUK U

Il viaggio per arrivare (da Bagan) a Mrauk U è stato a dir poco allucinante: 23 ore di strade dissestate e piene di curve, attraversando le montagne occidentali del Myanmar, sotto il cielo di una notte stellata ma invisibile ai nostri occhi, chiusi dietro ad un vetro appannato di un gelido autobus che viaggiava a tutta velocità.

“Un viaggio al termine della notte, come dice qualcuno di mia conoscenza, per raggiungere una città al termine della coscienza, aggiungerei io!”

Arriviamo alle prime ore del mattino, distrutti ma pieni di volontà e, soprattutto, carichi di speranza di voler scoprire questa misteriosa città perduta nel tempo, di cui pochi hanno sentito parlare. 
Una volta poggiate le valigie nella nostra guest house, inforchiamo le bici e sotto un sole allo zenit, e con pochissime ore di sonno alle spalle, partiamo alla scoperta delle rovine di Mrauk U. Il primo impatto non fu dei più entusiasmanti.

in bici per Mrauk U

Da troppo poco tempo i nostri occhi avevano assaporato le straordinarie bellezze di Bagan, che sentivamo sin troppo vive e vibranti, tanto che a loro confronto, le rovine di Mrauk U ci sembrarono poca cosa.
Indipendentemente dalle nostre personali impressioni, però, si percepiva qui qualcosa di diverso, l’ombra di qualcosa di antico, di un’essenza ancora presente, ma offuscata dal velo del tempo e dell’oblio. L’ombra di una cultura ancestrale, ormai spazzata via dalla modernità, quella spicciola, fatta di plastica, consumo e turismo (poco!) a buon mercato.

Aleggiava su tutta la città di Mrauk U un fastidioso alone di polvere e fumo che impediva la visione di quei meravigliosi templi, ormai in rovina, disseminati qua e là tutt’intorno al centro abitato, oppure, dominanti, sulla cima delle dolci colline circostanti.

Chi ci aveva parlato di Mrauk U, l’aveva fatto con aria sognante, come se lì avesse scorto qualcosa di straordinario, un qualcosa che noi non riuscimmo a carpire immediatamente, distratti da una disarmante stanchezza fisica e dalle suggestioni della precedente tappa a Bagan. E allora qual era il segreto di Mrauk U? Cosa si celava di tanto incredibile tra le rovine di quella decadente città?

The lost City Of Mrauk U

TRA LE ANTICHE ROVINE DI MRAUK U

Un malumore, dovuto all’incertezza serpeggiava tra di noi e traspariva dagli sguardi degli abitanti del posto. Mai, sino a quel momento, avevamo incontrato tanta ostilità; la gente del Myanmar ci aveva sempre mostrato la sua cordialità, la sua gentilezza disinteressata. Come mai questo cambio repentino di energia? Forse orde di turisti poco rispettosi avevano reso scettiche le persone del luogo, che evidentemente ci percepivano solo come invasori? Forse. Fatto sta che quella gente, ci guardava indispettita, rispondendo a mala pena ai nostri saluti.
In risposta alla loro latente ostilità, decidiamo di allontanarci dal centro polveroso e trascurato della città per dirigerci nei suoi immediati dintorni, alla scoperta dei templi dimenticati.

Mrauk-U-Birmania

In quella valle, come in quella di Bagan, quasi ogni collina era dominata da un tempio, da una stupa, o da decadenti statue dell’onnipresente Buddha.

Quasi tutti i templi erano in pietra nera, coperti ormai da muschi e licheni, il che attribuiva loro e a tutto l’intorno, una parvenza di abbandono, di inesorabile decadenza. Persi nelle nostre riflessioni, camminavamamo a piedi scalzi, con discrezione e rispetto, percependo stupefatti la potenza energetica di quelle rovine, quando all’improvviso, scorgiamo tra due statue di Buddha, il volto di un uomo. Per un attimo, pensiamo che stiamo sognando, tutto di lui richiama i tratti soprannaturali di una divinità orientale.

vitamina project Mrauk U

Sembrava quasi l’incarnazione umana di una di quelle antiche statue sacre: la pelle scura e grinzosa, gli occhi neri nel bianco della pupilla, che emergevano con lo stesso contrasto dell’onice sull’avorio, le labbra fini, leggermente schiuse, prive di qualsiasi espressione. Lui semplicemente ci guardava, ci osservava, monitorando attentamente ogni nostro movimento. Poi, all’improvviso, lo perdiamo di vista, senza minimamente capire dove fosse andato. Incontrare quel volto è stato un attimo, uno di quelli che rimangono impressi nella memoria e di cui non sapremo mai se tutto ciò è accaduto davvero, o se semplicemente è stata una propiezione della nostra mente.

buddha
Fu immediatamente dopo aver incrociato quello sguardo che intuiamo qualcosa, come una rivelazione improvvisa: quei templi non erano stati dimenticati solo dal tempo, quell’uomo  dalla pelle rugosa non era stato l’unico ad averli rimossi dalla propria memoria, oltre a lui, tutte le altre persone di quella remota comunità non ne ricordavano più la funzione, nè il valore. Quelle genti così schive e scontrose si erano perse e vivevano come in un limbo, sospese tra mito ed oblio, intrappolate a metà tra un qualcosa di incredibilmente antico e prezioso, e un qualcosa di moderno e inquietante, completamente estraneo alla loro cultura, alle loro tradizioni, al loro passato. Un qulcosa che evidentemente non piaceva nemmeno a loro.

Villaggio Mrauk U

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