Sono tempi angusti quelli che stiamo vivendo, tempi in cui il nostro bisogno di libertà si schianta contro le dinamiche imposte dall’emergenza e dall’incedere di questo coronavirus, mentre la voce dei Media si fa sempre più incalzante, metallica e stridente.
Tutto sta scivolando troppo in là e con la fine dell’estate sembra essersi esaurita anche la nostra abilità di zig-zagare tra una fantasia e l’altra, come facevamo fino a poco tempo fa, quando eravamo gli unici artefici del nostro destino di viaggiatori, felici più che mai di tornare a vivere, dopo una primavera oscura, dopo mesi di assordanti incertezze e lugubri scenari.
LA FINE DELL’ESTATE E IL RITORNO DELLE INCERTEZZE
Con la fine della stagione calda si è dissolta ogni bellezza. Sono svaniti persino i clamori messi in scena dalla nostra voglia di curiosità in continuo movimento. Per un’estate intera, infatti, “costretti” nei nostri confini nazionali, come lupi affamati di mondo e di beltà, ci siamo lanciati alla scoperta di regioni fino ad ora inesplorate, come l’Abruzzo, il Molise, la Basilicata, regioni sorprendenti che ci hanno lasciato a bocca aperta.
Tesori unici e nostrani che hanno offuscato addirittura, per una volta (?) le affascinanti mete esotiche dell’Antico Oriente e di un’America Latina misteriosa. Un dolce palliativo che ci ha ridato vita ed energia.
Poi, però, qualcosa è cambiato, è arrivato ottobre, un mese dagli oscuri presagi, di un annus mirabilis che non dimenticheremo mai.
Con l’arrivo dell’autunno sembra che il mondo si sia compresso all’improvviso, di nuovo, impedendoci ancora una volta il contatto con quel grande calderone di culture con cui eravamo abituati a rapportarci fino a pochi mesi or sono.
Quel meltin’pot di antropologia metropolitana e archeologia industriale che si alternava ad avvincenti spedizioni nel cuore di foreste selvagge, lungo sentieri impervi di montagna, nel relax di un borgo medievale semi-desolato o all’ombra di una palma, quel gioco di alternanze avventurose, che eravamo abituati ad evocare, sembra essersi dissolto, in un battito di ciglia, nell’oscurità dell’incertezza.
IL TERRORISMO MEDIACO E LA PERDITA DEI NOSTRI PUNTI FERMI
Come una vertiginosa discesa nelle viscere della terra degna, del miglior Jules Verne o del più ispirato vate dantesco, stiamo lentamente perdendo il nostro focus del viaggio, l’unico reale sentiero in grado di farci battere il cuore in una quotidianità sempre più complessa.
TITOLI ECLATANTI E CLAMOROSI
A rincarare la dose, il monito severo e ridondate dei Media, il memento mori di giornali e televisioni che inneggiano al peggio, alla catastrofe planetaria e alla nostra eterna reclusione. Così, arrembanti giornalisti e fantomatici reporter lanciano nell’etere titoli eclatanti e clamorosi, che sono in grado di sfiorare il nostro io più timoroso e di far vibrare le corde della coscienza collettiva e della nostra insicurezza.
Ormai non si parla altro che di Coronavirus, della caduta delle Economie planetarie, della fine della nostra sicurezza. Si fa menzione, quanto basta, alla chiusura di frontiere e di dogane, che come delle ragnatele cibernetiche sono in grado di afferrare e neutralizzare anche il più inconscio dei nostri sogni.
NESSUNO DEVE FERMARE LA NOSTRA VOGLIA DI VIAGGIARE!
Le nostre fantasie di viaggiatori-esploratori e di impavidi viandanti stanno sparendo, neutralizzate dalla voce dei subdoli Media, strumenti efficaci, a quanto pare, di più che ampie strategie di controllo.
In questo quadro di totale incertezza, il rischio è quello di cedere all’inedia, all’incapacità di agire e di reagire. Eppure il viaggio è un nostro istinto, così come la nostra voglia infinita di viaggiare, e nessuno, nemmeno i Media possono e devono cementare quel sano nomadismo che ognuno di noi custodisce nel proprio DNA.
TORNEREMO A VIAGGIARE!
Non temiamo! Il Brasile, il Messico, i desolati altipiani dell’Asia Centrale, le vette infinite dell’Himalaya, gli immensi Mari del Sud e del Nord, sono tutti ancora lì e ci aspettano. Svaniti all’improvviso dai nostri sogni e pensieri più reconditi, riappariranno all’improvviso come l’essenza verde e impercettibile di un’aurora boreale, come le nebbie dense delle Ande si diraderanno magicamente, per svelarci il più spettacolare degli scenari, e mostrandoci tesori Inca ancora tutti da scoprire.
Oltre Machu Picchu, oltre l’orizzonte della foresta equatoriale, più infinito del grande deserto del Sahara, più impressionate dei templi di Bagan e di Angkor Wat, più soave e delicato del divino rosa dei ciliegi giapponesi in fiore, più di ogni altra cosa la voglia di viaggiare tornerà a farci battere il cuore e a guidare i nostri passi alla scoperta di paradisi per ora nemmeno immaginabili.