La cultura giapponese è per noi occidentali fonte di continua ispirazione, lo è nell’arte, intesa come cinema e letteratura, lo è soprattutto nella vita di tutti i giorni, dove la saggezza nipponica riesce ad insinuarsi molto finemente, lasciandoci in eredità concetti semplici e illuminati. Come quello di Ikigai, che ha a che vedere con la felicità, con l’equilibrio e con la ragion d’essere. Concetti sempre più centrali in una società, come la nostra, dominata dalla frenesia, dall’incertezza e dallo straniamento. Proprio in questo tessuto sociale, trova terreno fertile l’Ikigai, un termine giapponese che non ha una vera e propria traduzione nella nostra lingua, ma che è strettamente legato alla motivazione essenziale per cui ognuno di noi si alza ogni mattina. Una motivazione, uno stimolo, un qualcosa che ci fa andare avanti. Ognuno di noi ne ha uno, o per lo meno dovrebbe avercelo, perché, pensate, è proprio dall’Ikigai che dipende il nostro benessere psico-fisico. Approfondiamo.
“I giapponesi credono che ognuno di noi abbia dentro di sé il proprio ikigai ed è fondamentale scoprirlo, perché solo così potremo essere felici.”
Qualche tempo fa, di ritorno proprio da un viaggio in Giappone, (prima che arrivasse il Covid ci andavo spesso), mi sono fermato a Roma per qualche giorno, e passeggiando tra le vie del centro, sono entrato in una libreria molto discreta dove mi sono imbattuto in un libretto, Il piccolo libro dell’Ikigai, di Ken Mogi. Il titolo e la copertina mi hanno immediatamente incuriosito, tanto che non ho potuto fare a meno di prenderlo in mano e sfogliarlo, finendo poi per comprarlo.
In questo libricino, l’autore definisce Ikigai come “la parola giapponese per descrivere i piacere e i significati della vita“. In italiano non c’è una traduzione precisa di Ikigai, sembrerebbe però che dentro questa breve parola si racchiuda una vera e propria filosofia di vita.
COME SI FA A SCOPRIRE IL PROPRIO IKIGAI?
Già, se come dicono i Giapponesi, ognuno ha un Ikigai, allora come facciamo a scoprire il nostro?
Prima di tutto, dobbiamo assecondare la nostra essenza, dobbiamo cioè evitare di mettere in disparte le nostre necessità, i piaceri e le passioni che ci identificano e che di fatto definiscono il nostro stile di vita. Ovviamente non è facile, perché spesso, la nostra essenza non è in linea con quella della società o della famiglia, e difenderla non è facile. Così, capita che finiamo per conformarci e quindi per soccombere, ma così facendo non saremo mai felici, perché ci ritroveremo a vivere una vita non nostra.
“Ikigai è il senso della vita, la nostra ragion d’essere, ovvero lo scopo per cui sentiamo di voler vivere. Insomma, qualcosa che ci renda felici di alzarci la mattina, un amore, la famiglia, un lavoro, un progetto, qualsiasi cosa che dia senso alle nostre vite”.
I 4 PUNTI CHIAVE PER LA FELICITA’
L’Ikigai di ciascuno di noi si trova alla alla convergenza di questi 4 punti fondamentali:
- Vivere per qualcosa che ci emoziona
- Apportare qualcosa alla Società o, in senso più ampio, al Mondo.
- Darsi la possibilità di ricevere una ricompensa per quello che si fa.
- Illuminarsi, ovvero provare a evolvere, cercando di acquisire nuove competenze e trasmettendole agli altri.
Da questo bel sito, per altro molto professionale, abbiamo tratto questa mappa concettuale che spiega bene il concetto di Ikigai in forma grafica, e come esso sia il punto di convergenza dei precedenti 4 punti.
“Noi, il nostro Ikigai, l’abbiamo trovato, è certamente Vitamina Project, un progetto che ci fa battere il cuore, che oggi giorno ci dà entusiasmo e motivazioni per farci alzare dal letto, un progetto attraverso il quale pensiamo di apportare qualcosa di utile al mondo (per esempio attraverso l’informazione che facciamo), e che ci da emozione, gratificazione, e soprattutto ci ricompensa economicamente per gli sforzi che facciamo.
E voi il vostro Ikigai l’avete trovato?”.
DAL GIAPPONE ALL’OCCIDENTE
E chiudiamo con quella che, in realtà, sarebbe dovuta essere una premessa, ovvero come il concetto di Ikigai sia giunto fino in Europa. Una volta dei ricercatori si recarono a Okinawa, a sud del Giappone per appurare come la buona parte della popolazione fosse ultracentenaria. Nell’intervistare queste persone, i due ricercatori si resero conto che tutti facevano riferimento a una parola, immagino abbiate capito quale, e provarono perciò ad approfondire.
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