Arrivammo a Ilheus quasi all’imbrunire di un giorno grigio, ma caldo, di marzo, dopo un lungo viaggio dalle terre del sud. Eravamo diretti nel paradiso tropicale di Marau, e poi a Salvador. La giornata, però, volgeva al termine e non c’era più nessuno spiraglio di arrivare in tempo per l’ultimo traghetto diretto a Barra Grande (Marau).
La stazione dei bus di Ilheus, piuttosto lontana dal centro, era un pullulare di gente, un caotico andirivieni di pendolari e commercianti diretti chissà dove, nessuno dei quali disposto a darci retta. L’agitazione per non saper cosa fare incombeva, prevaleva in noi una paura latente che ci offuscava la lucidità. Nessuno dei due era pronto a prendere una decisione, principalmente perché nessuno dei due aveva la minima idea di dove fossimo; nessuno dei due aveva considerato di ritrovarsi lì, in quella fosca stazione, a quell’ora del giorno, o meglio della sera: che fare quindi, proseguire o fermarsi?
Rimanemmo incerti per svariati minuti, ci guardavamo perplessi in un silenzio sempre più insofferente, poi ad un tratto la Provvidenza si manifestò a lettere cubitali con un nome che risuonò nelle nostre menti come un Samba de Roda: JORGE AMADO; una grande insegna, fuori dalla stazione dei bus indicava nero su giallo la direzione per il centro e per la Casa de Cultura Jorge Amado.
“Ma certo, pensai tra me e me, Jorge Amado, come ho fatto a non pensarci?!? Ilheus è la città dove Jorge Amado ha passato l’infanzia!” Come una cometa quel nome così musicale trapassò il cielo plumbeo e carico di pioggia, e mi illuminò di inaspettata euforia. Così comunicai a Giulia la mia intuizione, fiero e col petto gonfio d’orgoglio le dissi: “Giuly, per stanotte ci fermiamo qui, ci ospiterà un mio caro amico!”
ILHEUS E IL SUO RICCO PASSATO
Quando arrivammo al centro di Ilheus, lasciai Giulia e i due zaini in un posto sicuro (in questo io e Giulia ci alterniamo a seconda di chi è più stanco), e mi gettai alla scoperta della città, in cerca di un ostello dove passare la notte. Ma Ilheus, sebbene sia stata in passato un importante centro di commercio, oggi è una cittadina piuttosto modesta che non offre grandi spunti al viaggiatore di passaggio, così l’unica cosa che mi riuscì di trovare fu una pensione piuttosto squallida, per fortuna però ben ubicata.
Dopo aver fatto le mie valutazioni, tornai da Giulia per comunicarle l’esito delle mie ricerche, e poiché la notte incalzava, decidemmo all’unanimità di cogliere al volo “l’opportunità”, in verità per nulla entusiasti. Sbrigammo subito le pratiche di registrazione, gettammo velocemente gli zaini in stanza e ci fiondammo fuori, decisi a sfruttare gli ultimi spiragli di luce. Eravamo contenti di aver trovato una soluzione che fino a pochi attimi prima sembrava impensabile, il ragazzo alla reception ci aveva persino consigliato un paio di ristorantini dove poter degustare la vera cucina baiana.
Ilheus era stata un centro importante in passato e fu per lungo tempo capitale mondiale del Cacao, fino a quando un parassita non devastò gran parte delle piantagioni, lasciando la città sul lastrico. I vecchi edifici in stile coloniale ne erano la prova, ed oggi l’unico suggello rimasto di quel glorioso passato era la Cattedrale bianca di Sao Sebastiao, che dominava imponente la piccola piazza cittadina, accanto allo storico Bar Vesuvio, dove si dice facciano il miglior caffè della regione.
Ma Ilheus non era una città qualunque, le sue strade e i suoi antichi edifici raccontavano storie davvero incredibili, ed erano state teatro di personaggi memorabili, se non nella verità, nella fantasia di un grande scrittore, uno scrittore che con il suo talento aveva dato vita a Romanzi indimenticabili, il suo nome era Jorge Amado e per me il suo nome suonava come un’evocazione leggendaria.
JORGE AMADO, IL CANTORE DELLA BAHIA
Per la verità, fino ad allora non conoscevo bene Jorge Amado, non avevo letto nemmeno una sua opera, eppure il suo nome continuava a ronzarmi nelle orecchie come una virtù ricca di saggezza, e vi giuro che quando, passeggiando per le strade di Ilheus, mi ritrovai di fronte ad una statua di bronzo di un anziano signore, dentro di me capii immediatamente che quella era la statua di Jorge. Non avevo mai visto prima il suo volto, eppure era come lo avessi sempre conosciuto. Per me quell’incontro fu rivelatore, tanto da provocarmi dentro un moto d’emozione irresistibile che si manifestò con un pianto improvviso.
È come se, incrociando gli occhi dell’anziano cantore, avessi rivissuto tutto le storie da lui narrate, conosciuto tutte le splendide mulatte protagoniste dei suoi romanzi, e rievocato le macumbe dei prodigiosi stregoni delle foreste. Antonio Balduino, Jubiabà, Virginio Cabral, Doña Flor, Gabriela, nomi che proiettavano mondi e avventure in grado di trasportare il lettore in quel Brasile popolare ed evocativo che già non esiste più. Le lotte fratricide tra i Fazendeiros (i proprietari delle immense piantagioni di Cacao della Baia) per il controllo delle foreste vergini da adibire a Cacao, la forza bruta dei Jagunços, i sicari di cui i Coroneis ( I colonnelli del Cacao) si servivano per tutelare i propri interessi. E poi c’era la selva, l’immensa selva tropicale, simbolo di un mondo carnale e tribale ed emblema della forza superiore ed ingestibile della Natura.
«La selva era come una vergine la cui carne non avesse mai sentito la fiamma del desiderio. E come una vergine era bella, radiosa e fanciulla. Misteriosa come la carne di donna non ancora posseduta. E ora, anche desiderata».
Quello raccontato da Jorge Amado nei suoi romanzi è un universo infinito di caratterizzazioni e personaggi che appartengono ad una vera e propria epica, l’Epica tropicale scritta a ritmo di samba e capoeira, che solo può essere rievocata dalla fantasia e dalle premonizioni oscure del Candomblé e della magia, le cui forze supreme hanno il volto di santi cristiani e il cuore di potenti divinità tribali. Il cosiddetto Sincretismo Baiano, che nessuno come Amado è stato in grado di descrivere in maniera così particolare.
“Viaggiare per la Bahia senza aver letto Jorge Amado è come guardare dalla barca il fondale marino, una visione superficiale di un mondo profondo e ricco di pathos.”
DA CACHOEIRA A SALVADOR NAVIGANDO IL RIO PARAGAÇU
Ilheus dista da Salvador poco più di 300 km, lungo i quali ci capitò praticamente di tutto: il viaggio per raggiungere il paradiso esotico di Marau fu una vera e propria epopea ( ve lo raccontiamo QUI) e mise a dura prova le nostre forze, salvo poi rivelarci tutta la bellezza tropicale. Seguirono molti altri spostamenti, grazie ai quali conoscemmo un mondo rurale, semplice, ricco di umanità e di folklore. La Bahia, regione nera del Brasile, è un universo pieno di tradizione, dove prevalgono genti di pelle nera e riti africani. A Cachoeira tutto ciò si percepisce molto bene!
Cachoeira, infatti, è la Capitale storica della Bahia, punto nevralgico dei traffici di schiavi e di merci che, a frequenza invertita, arrivavano e partivano seguendo l’andamento serpentino del poderoso Rio Paraguaçu, il fiume che attraversa tutte le regioni interne del cosiddetto Reconcavo Bahiano, mettendo in collegamento le piantagioni di tabacco, cacao e canna da zucchero con i mercati di Salvador e quindi con i porti europei.
A Cachoeira si respira un’atmosfera particolare, ricca di storia e cultura. È questo il cuore della regione bahiana, la città che assieme a Salvador contiene i segreti dell’immenso calderone afro-brasiliano, con i suoi culti tribali (come il Candomblé, lo Yoruba e la Macumba) e le sue ricche tradizioni culinarie, e poi i decadenti edifici coloniali, le confraternite di impostazione matriarcale, le chiese barocche di matrice portoghese e i mercati popolari dall’atmosfera davvero coinvolgente.
Navigando il Rio Paraguaçu, ci eravamo poi spinti nelle viscere del Reconcavo bahiano, riuscendo persino a visitare quilombos originali, ovvero comunità nascoste tra le mongrovie costituite esclusivamente dai discendenti degli schiavi neri fuggiti dalle piantagioni.
Tutto questo mondo così articolato è descritto con mirabile realismo da Jorge Amado, il vero cantore della Bahia e poeta popolare che con il suo talento narrativo ha portato alla ribalta internazionale un mondo rurale e circoscritto in leggi e schemi altrimenti impossibili da decifrare.
“Jorge Amado è un vero e proprio pass-partout per penetrare i misteri antropologici e storici della regione Bahiana”.
Il nostro viaggio verso nord, proseguì con incredibile ardore fino a Salvador de Bahia, ed è lì che avremmo completato il nostro “seminario” su Jorge Amado, proprio nella sua Salvador, teatro di poeti, mascalzoni, attaccabrighe, nulla facenti, marinai e ancora. prostitute, avvocati, coroneis, preti e nobil dame. Tutti quei personaggi popolavano i nostri sogni di viaggiatori visionari, ma purtroppo quella Salvador ormai non esiste più, tutto è cambiato, verso la modernità e il progresso, così l’unico modo per rievocare quelle storie è leggendarie è affidarvi alla vostra fantasia, oppure, ancor più semplice, afferrare tra le mani un vecchio libro di Jorge Amado e iniziarne la lettura… l’avventura è appena cominciata!
“Voglio soltanto raccontare delle cose, alcune divertenti, altre melanconiche, proprio come è la vita. La vita, che breve navigazione di cabotaggio!”
(JORGE AMADO)