ALGERIA: I SEGRETI DI GHARDAIA, LA PERLA DEL M’ZAB

A ben 700 km da Algeri, alle porte del Deserto del Sahara si trova Ghardaia, la perla del M’Zab. In questa valle, oltre a Ghardaia, si trovano altre quattro città fortificate, tutte e cinque conosciute collettivamente con il nome di pentapoli mozabita. Si tratta di cittadelle edificate tra il X e l’XI secolo dai musulmani ibaditi in fuga da una serie di persecuzioni ai loro danni iniziate secoli prima nella penisola arabica. Nel visitarle si percepisce tutto il fascino di luoghi rimasti fermi nel rispetto delle loro usanze e abitudini di vita, peraltro non ancora minimamente interessate dal turismo di massa. Ghardaia è la più conosciuta, ma relativamente, perché girando tra le sue stradine, di turisti occidentali se ne vedono molto pochi.

GHARDAIA: UNA STORIA TRAVAGLIATA

La Storia di Ghardaia ( si perde nel tempo e parla di una fuga, quella dei musulmani Ibaditi che predicavano una forma di Islam più tollerante e democratica, distaccandosi sin dalla morte del Profeta dalle interpretazioni Sunnite e Sciite. Perseguitati, fuggirono prima in Libia, poi in Tunisia, poi in Marocco, poi nel nord dell’Algeria fino a raggiungere la valle desertica del M’zab, alle propaggini del grande Sahara dove diedero vita a 5 città, che oggi costituiscono la cosiddetta Pentapoli mozabita. Prendendo spunto dalle risorse del deserto crearono dei centri urbani all’avanguardia fondati sulla sostenibilità e la democrazia, ispirando centinaia di anni dopo architetti come Le Corbusier e diventando un vivace polo culturale.

Oggi, se camminate tra i vicoli di queste città, potete incontrare ancora donne interamente avvolte da un velo bianco che, all’incrociare un uomo, si fermano, arrestano l’andatura e si rannicchiano contro la parete fino a quando lo straniero non sarà passato. Potremmo raccontarvi molte storie su questa gente ma preferiamo lasciarvi un po’ di suggestione, la stessa suggestione che ci ha colto girando tra i vicoli labirintici di queste cittadelle.

“Chi sono quelle donne?
Dove stanno andando?
Che cosa rappresentano?
La risposta è sempre una: GHARDAIA!”

Ghardaia è il riflesso di un’eco che si perde tra le sabbie del tempo e della Storia, una Storia fatta di fughe, resistenze e fede. Un’unica parola d’ordine: Vita!

Basta lasciare la piazza centrale e inoltrarsi per i vicoli fitti, ed ecco prevalere il silenzio totale, interrotto solamente dalle timide grida di qualche bambino giocante e dai passi di misteriose donne coperte interamente da un velo bianco. Sembrano tanti fantasmi fluttuanti. Se ne scorgono varie, e quando incrociano un uomo, sono solite cambiare strada repentinamente con l’evidente intenzione di evitare sguardi indiscreti; quando questo non è possibile e capiscono che stiamo andando nella loro stessa direzione, arrestano l’incedere e si bloccano bruscamente rivolgendosi entrambe verso il muro a fissare la parete, e lì rimangono fino a quando io passiamo. Fa un certo stupore vederle comportarsi così, ma riguarda la loro aderenza a codici comportamentali tradizionali legati alla religione che esse professano. Si tratta infatti di donne sposate e che non possono essere viste da altri uomini.

LE 5 CITTADELLE CHE COSTITUISCONO LA PENTAPOLI MOZABITA

Ghardaia ha una struttura a spirale che corre verso l’alto di una collina sormontata da un minareto piuttosto tozzo e squadrato che indica la moschea, posta al centro dell’abitato quale faro di fede che guida ogni singolo passo della quotidianità. Le strade sono strette e si inerpicano inglobando abitazioni molto semplici segnalate unicamente da una piccola porta e una feritoia poco più in alto. Non si notano finestre e la luce vi entra tramite un pozzo luce interno.

Ce ne sono altre quattro di città simili nella valle di Ghardaia, Beni Izguen, Melika, Bounura ed El Atteuf e insieme costituiscono la Pentapoli Mozabita, vere e proprie isole nel deserto costruite secoli e secoli or sono dai musulmani Ibaditi in fuga dai cugini Sunniti e Sciti, molto più intransigenti, diciamo cosi. In città regnano un misterioso silenzio e una perenne tranquillità.

Generalmente si inizia la visita da Ghardaia, oasi capitale della Pentapoli, che colpisce per la sua bellezza fuori dal tempo e per la sua disposizione. Le Cobusier più volte tornò a studiarla, traendone ispirazione per alcune delle sue opere più importanti, ma non fu l’unico, anzi, vari architetti analizzarono il sistema della pentapoli e in particolare la capacità di gestione dell’acqua e delle energie naturali. Queste cinque cittadelle costituiscono inoltre una splendida testimonianza medievale composta insediamenti fortificati che occupano le colline più alte della valle, ognuno coronato da un solitario minareto. Le case, poste tutte all’interno delle mura e realizzate con i materiali del deserto (sabbia e legno di palma), si fondono perfettamente con il paesaggio circostante, con i loro cortili e le terrazze bianche in netto contrasto con il blu del cielo del deserto.

Ghardaia é anche il centro principale della Valle del M’zab e storicamente rappresentava il crocevia commerciale più importante di tutto il deserto sahariano algerino, il che rende la visita del suo souk un’esperienza suggestiva. Beni Isguen, conosciuta come la Città Santa,  ospita invece il bellissimo marché à la criée (mercato all’asta) dove si possono comprare tra innumerevoli oggetti di antiquariato o semplice paccottiglia, anche i meravigliosi tappeti variopinti, tipici della regione.

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